12 Ottobre 2023
Idf, fonte: imagoeconomica
Israele potrebbe essere stato informato dell'attacco di Hamas del 7 ottobre. Nella notte precedente all’attacco di Hamas, una serie di segnali e frammenti di informazioni aveva destato una certa preoccupazione ai vertici della sicurezza israeliana. Due consultazioni telefoniche si tennero durante la notte tra il comando meridionale del servizio di sicurezza interna Shin Bet, il Corpo d’Intelligence delle Forze di Difesa Israeliane (IDF), la divisione operazioni e il Comando Sud, con la conoscenza del capo di stato maggiore dell’IDF, Herzl Halevi. Un’ulteriore riunione separata si svolse presso lo Shin Bet con il direttore dell’agenzia, Ronen Bar.
Nello Shin Bet si ritenne che le informazioni ricevute riguardassero un’esercitazione. Anche il Corpo d’Intelligence condivise questa valutazione e non raccomandò di innalzare lo stato di allerta. Tale posizione fu mantenuta in entrambe le consultazioni, nel giro di poche ore. Su raccomandazione dello Shin Bet e con l’approvazione dei vertici militari, non furono adottate misure ulteriori.
Lo Shin Bet definì quei segnali come “segnali deboli”, dai quali non era possibile trarre deduzioni sufficienti su un’azione imminente. Tuttavia, in seno all’agenzia si temeva la possibilità di un rapimento isolato, e per questo fu inviata una piccola unità operativa nel sud del Paese. Nessun altro provvedimento fu preso, e si decise di attendere fino al mattino. Ma ormai era troppo tardi: il giorno successivo, quella stessa unità dello Shin Bet fu coinvolta nei combattimenti presso un kibbutz vicino al confine con Gaza, dove uno dei suoi membri rimase ferito.
L’apparato di sicurezza israeliano è poi rimasto sorpreso da quella che sembrava una fuga di informazioni coordinata da parte di una fonte politica verso alcuni giornalisti, riguardante il fallimento dell’intelligence che aveva preceduto l’attacco. Secondo fonti della sicurezza citate da Haaretz, “non è una coincidenza che subito dopo la dichiarazione del capo di stato maggiore, che si è assunto la responsabilità del terribile fallimento, qualcuno fosse già impegnato a fornire dettagliate informazioni sulle carenze dell’IDF e dello Shin Bet”.
Le stesse fonti della sicurezza hanno ricordato che, nei mesi precedenti la guerra, tutti i vertici dell’apparato di difesa avevano avvertito il primo ministro Benjamin Netanyahu del rischio di una catastrofe, alla luce della crisi interna scaturita dalla sua determinazione a portare avanti la riforma giudiziaria. Il primo ministro, hanno sottolineato le fonti, “ignorò tutti gli appelli, compreso un avvertimento diretto del capo di stato maggiore riguardo al possibile deterioramento dell’efficienza di tutte le unità militari, e in particolare dell’Aeronautica, a causa delle misure di riforma”.
L’Ufficio del Primo Ministro ha dichiarato giovedì che “Netanyahu è stato informato solo alle 6:29 del mattino, quando i combattimenti erano già iniziati, e non prima. È partito immediatamente per il quartier generale dell’IDF, ha tenuto una valutazione della situazione e convocato il governo”, in risposta alle affermazioni del canale Channel 12 News, secondo cui il premier sarebbe stato aggiornato poco prima dell’attacco, a seguito delle consultazioni notturne.
Secondo la versione ufficiale, “sabato, poco prima dell’inizio dell’attacco, il segretario militare del primo ministro ha ricevuto una chiamata dallo Shin Bet riguardante indicazioni preoccupanti di ‘attività sospette’. Durante la discussione sull’opportunità di contattare l’ufficio del capo di stato maggiore, lo schermo si è riempito di avvisi e sirene di razzi. A quel punto, le informazioni sono state trasmesse a Netanyahu, che ha lasciato immediatamente la residenza per recarsi al quartier generale dell’IDF”.
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