25 Settembre 2025
Oltre agli obiettivi economici e finanziari, volti a rafforzare lo Stato di Israele - che lo stesso Haaretz non esita a definire uno stato che prospera sulla guerra – e il processo di dedollarizzazione in corso (nessuno vuole più essere pagato in dollari ma in oro e le guerre sono gli unici buchi neri che possono fagocitare dollari), si stagliano obiettivi di matrice religiosa, legati a particolari visioni del mondo, come alla cabala gnostica di Luria e ad alcuni principi del Talmud.
Come ho avuto modo di spiegare ne Le radici del male da Platone a Dugin. Illuminati, magia e potere, secondo Luria, il male in Dio nasce da uno squilibrio all’interno del sistema sefirotico, cioè, dalla sua stessa imperfezione. Il sistema cabalistico di Luria è incentrato sull’idea gnostica del male in Dio, cui è legato in concetto di galut. Per Luria, la galut (esilio) di Israele è un emblema cosmico, un elemento imprescindibile, strutturale, cui nessuno può sfuggire, nemmeno Dio. La galut di Israele diventa la galut dell’universo intero e la redenzione di Israele diventa una redenzione universale.
Nel pensiero dei Chassidim Chabad-Lubavitch, la coincidentia oppositorum è hashvaah, cioè, equalizzazione, concetto ripreso dalla cabala lurianica e volto a garantire l’idea di unità divina. In Dio avviene la coincidenza degli opposti, soprattutto tra trascendenza e immanenza, tra creatura e creatore ma, anche, tra bene e male, essere e non essere (nulla). Se ogni contraddizione si risolve in Dio, se ogni contrasto si dissolve nella divinità, dal momento che la coincidentia oppositorum si applica a tutti i mondi e che l’uomo (ebreo) realizza la perfezione dei processi divini, per costituire un nuovo ordine mondiale incentrato sulla pace e la giustizia è necessario che tutto si risolva nella sfera immanente della divinità, che per Chabad è lo spirito del popolo ebraico. Di qui, da una parte, l’equalizzazione (cioè, hashvaah) delle Nazioni attraverso protocolli imposti dalle istituzioni sovranazionali alla luce dei principi talmudici e chassidici, e dall’altra l’annacquamento delle identità nazionali, culturali e religiose dei goyim (nazioni “pagane”, cioè, i non ebrei) mediante la creazione di società multietniche, che rendono maggiormente indifferenziate le Nazioni e, al contempo, rafforzano l’identità ebraica. In questo modo le differenziazioni si perdono nella «fiamma unica dell'anima ebraica».
Secondo il Rebbe [il settimo e ultimo Rebbe di Chabad-Lubavitch, Rabbi Menachem Mendel Schneerson, ndr], l'identità ebraica comporta una coincidenza di opposti, descritta in termini mistici come la manifestazione dell'infinita divinità dell'anima ebraica nella cornice finita del regno terrestre. Nell'epoca attuale, questa coincidenza di opposti si acuisce in uno spazio concettuale in cui si incontrano l'oggettività ultima e la soggettività ultima.
Assiomatica nella visione del Rebbe è la comprensione per cui lo scopo dell'esistenza è che la divinità essenziale si manifesti “nei regni inferiori” in modo specifico, e che questo scopo è meglio raggiunto attraverso la diffusione degli insegnamenti chasidici - le ‘sorgenti’ - all'“esterno”. Rifacendosi a questi temi, il Rebbe ha spiegato che “è chiaramente evidente che nel corso di tutte le generazioni... la rivelazione e la diffusione degli insegnamenti chasidici [Chabad] è avvenuta specificamente in Russia.
L'attuale clima di universalismo multiculturale non minaccia di spegnere la fiamma unica dell'anima ebraica. Al contrario, l'emancipazione finale dell'anima essenziale si realizza proprio attraverso l'annientamento del pregiudizio particolarista. Oggi, quando un ebreo sceglie di vivere da ebreo, servendo Dio attraverso lo studio della Torah e il compimento delle Mitzvot, non è per altro motivo che per il fatto di essere davvero un ebreo.[1]
Non è un caso che il settimo e ultimo Rebbe di Chabad-Lubavitch, Menachem Mendel Schneerson, abbia spesso esortato i politici israeliani (tra cui Netanyahu) ad affrettare i tempi del Messia e che questi in tempi recenti stiano cercando di ampliare i confini di Israele da fiume a fiume, ripulire la striscia di Gaza dagli infedeli (attraverso quello che l’ebreo Moni Ovadia, riecheggiando Amos Golberg, non ha esitato a definire un «genocidio intenzionale») e abbiano conquistato Damasco, infrangendo il diritto internazionale nel silenzio assordante dell’Occidente.
Il messianismo politico di Israele, che oggi si manifesta pienamente con il sionismo revisionista, è un carattere costitutivo del giudaismo rabbinico-talmudico. Secondo tale visione, il regno di Dio si realizza prima su questa terra, attraverso la costituzione di uno Stato Universale all’insegna del Talmud, e poi prosegue nell’aldilà. È chiara la visione salvifica operata da Israele, che prepara l’avvento dell’era messianica dando perfezione al mondo intero (Tikkun ha-Olam).
Nel 1932, Michael Higger, studioso talmudico statunitense e consulente del comitato giuridico della Rabbinical Assembly of America, nel suo The Jewish Utopia scriveva:
La società fondata su questa educazione perfetta inaugurerà l'era della felicità e della perfezione dell'uomo. Una volta che la vera felicità sarà stata raggiunta sulla terra, non ci sarà più alcun timore di non poterla raggiungere nell'aldilà. Lo scopo dell'educazione sarà quello di fornire al nuovo Stato Universale una massa di cittadini capaci ed energici, abili e disposti ad adempiere ai propri doveri verso i propri simili e contribuire così alla realizzazione del Regno di Dio. Nelle parole dell'autore del Libro dei Giubilei, «in quei giorni i bambini cominceranno a studiare le leggi, a cercare i comandamenti e a tornare sulla via della rettitudine».
Lo Stato Universale avrà uno scopo filosofico unificato e un sistema unificato di valori sociali. L'istruzione sarà quindi adeguata allo scopo sociale dello Stato. Inoltre, nell'era a venire, quando l'uomo non sarà più soggetto ai capricci della tentazione e alle inclinazioni malvagie, le nazioni della terra saranno in grado di unirsi per un unico scopo supremo, cioè, secondo le parole di Sofonia, invocare il nome del Signore e servirlo con un unico consenso.
Questo nuovo stato della natura umana, insieme alla scomparsa generale dell'ingiustizia e della malvagità dalla vita sociale dell'umanità, preparerà quindi la strada all'avvento del periodo messianico ideale.
Gli insegnamenti tradizionali di Israele continueranno a essere la luce guida della nuova vita spirituale ed etica nel mondo. Nel periodo messianico saranno quindi offerte ai popoli non ebrei una serie di ordinanze, in particolare precetti la cui osservanza simboleggia verità universali riguardanti Dio e l'Israele ideale.[2]
Nel 2010, il Gran Rabbino Sefardita di Israele Yosef dichiarava che i goyim - cioè, i non ebrei - hanno il diritto di vivere se e solo se in funzione di Israele, proprio come gli psichici di gnostica memoria, che si salvano solo nella misura in cui aderiscono al volere degli pneumatici (scintille divine), mentre per gli ilici (pura aggregazione di terra, senza anima), la stragrande maggioranza, non c’è alcuna salvezza:
“I goyim sono nati solo per servirci. Senza questo, non hanno posto nel mondo; solo per servire il Popolo di Israele”.
“Con i gentili sarà come con qualsiasi persona: devono morire, ma Dio darà loro longevità. Perché? Immaginate che il proprio asino morisse, perderebbero i loro soldi. Questo è il suo servitore. Ecco perché ottiene una lunga vita, per lavorare bene per questo ebreo".[3]
Immediata fu la risposta dell'American Jewish Committee che condannò subito le dichiarazioni del rabbino in un comunicato che recitava:
“Le dichiarazioni del rabbino Yosef - che suggeriscono in modo scandaloso che le scritture ebraiche affermano che i non ebrei esistono per servire gli ebrei - sono ripugnanti e costituiscono un'offesa alla dignità umana e all'uguaglianza umana”.
“Il giudaismo ha insegnato per primo al mondo che tutti gli individui sono creati a immagine divina, il che ha contribuito a formare la base del nostro codice morale. Un rabbino dovrebbe essere il primo, non l'ultimo, a riflettere questo insegnamento fondamentale della nostra tradizione".
Anche l’Anti-Defamation League prese posizione, condannando le affermazioni del Gran Rabbino Sefardita di Israele e dichiarando le sue parole “piene di odio” e “divisive”.[4]
Non è un caso che Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich appartengano tutti al sionismo revisionista, molto vicino ad ambienti fascisti e nazisti, come ha ben spiegato ultimamente anche Thierry Meyssan nel suo articolo “Netanyahu e il nazismo”.[5] La medesima visione del mondo è stata, inoltre, bene articolata dal filosofo del WEF (World Economic Forum) Yuval Noah Harari, quando disse che loro erano esseri divini con poteri creativi e l’uomo un animale hackerabile.
[1]https://www.chabad.org/library/artcle_cdo/aid/1816231/jewish/Emancipation-Multiculturalism-and-the-Perpetual-Passover.htm.
[2] Higger, M., The Jewish Utopia, The Lord Baltimore Press, Baltimore (MD), 1932, pp. 104-106.
[3] https://www.jta.org/2010/10/18/israel/sephardi-leader-yosef-non-jews-exist-to-serve-jews
[4] https://www.haaretz.com/jewish/2010-10-20/ty-article/adl-slams-shas-spiritual-leader-for-saying-non-jews-were-born-to-serve-jews/0000017f-db45-d3ff-a7ff-fbe547cd0000
[5] https://www.voltairenet.org/article222834.html.
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