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Trump attacca i media dopo il caso Jimmy Kimmel: "Reti tv al 97% contro di me, mi danno solo cattiva stampa; forse dovremmo revocargli la licenza"

Il nuovo attacco di Trump alla libertà di espressione avviene anche in seguito alla causa da 15 miliardi di dollari presentata dai legali del presidente statunitense nei confronti del New York Times, reo di aver "diffamato e calunniato" il tycoon

19 Settembre 2025

Il posto di Trump è alla CPI, non alla cerimonia del premio Nobel: nessun altro non israeliano ha la sua stessa responsabilità nel bagno di sangue a Gaza

Fonte: LaPresse

Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rilanciato un attacco diretto contro la libertà di espressione, suggerendo che ad alcune reti televisive dovrebbe essere “revocata” la licenza, in seguito alla controversia sulla sospensione del conduttore televisivo Jimmy Kimmel da parte della ABC. La rete, di proprietà della Disney, ha infatti ritirato il comico “a tempo indeterminato” dopo le sue dichiarazioni sull’omicidio dell’influencer conservatore Charlie Kirk, ucciso il 10 settembre nello Utah.

Il nuovo attacco di Trump alla libertà di espressione avviene anche in seguito alla causa da 15 miliardi di dollari presentata dai legali del presidente statunitense nei confronti del New York Times, reo di aver "diffamato e calunniato" il tycoon.

Trump attacca i media dopo il caso Jimmy Kimmel: "Reti tv al 97% contro di me, mi danno solo cattiva stampa; forse dovremmo revocargli la licenza"

Nel suo monologo, Kimmel aveva ironizzato sul fatto che la “MAGA gang” stesse cercando di “caratterizzare il killer come qualcosa di diverso da uno di loro”, insinuando un legame con il trumpismo. Ha anche paragonato la reazione di Trump alla morte dell'attivista conservatore a quella “di un bambino di quattro anni che piange un pesce rosso”. Pur avendo condannato l’attacco e inviato “affetto” alla famiglia Kirk, Kimmel è stato sospeso. La decisione è arrivata dopo le minacce della Federal Communications Commission (FCC), presieduta da Brendan Carr, nominato da Trump, che ha definito le parole di Kimmel “la condotta più disgustosa possibile”.

Trump, parlando giovedì ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, ha colto l’occasione per alimentare il clima contro la stampa critica: Ho letto da qualche parte che le reti sono al 97% contro di me...eppure ho vinto facilmente, tutti e 7 gli swing states", ha affermato il tycoon, suggerendo poi che alle reti "nemiche" dovrebbe essere tolta la licenza: "Mi fanno solo cattiva pubblicità. Voglio dire, stanno prendendo una licenza. Penso che forse la licenza dovrebbe essere loro ritirata.”

Queste parole hanno sollevato pesanti accuse di censura politica. Organizzazioni per i diritti civili, sindacati di Hollywood e importanti esponenti del Partito Democratico hanno denunciato l’episodio come un grave attacco alla libertà di espressione. L’ex presidente Barack Obama ha accusato Trump di portare la “cancel culture” a un “livello nuovo e pericoloso”, minacciando sistematicamente le emittenti che non si conformano al suo messaggio.

Il presidente della FCC Carr ha ulteriormente inasprito i toni, affermando che le emittenti potrebbero “consegnare la loro licenza” se non si adeguano. Ha anche lodato Nexstar Media, che ha deciso di non trasmettere più lo show di Kimmel, mentre Sinclair—uno dei maggiori affiliati della ABC—ha annunciato che manderà in onda uno speciale su Kirk nella fascia oraria che era occupata da Jimmy Kimmel Live!.

La Writers Guild of America e la Screen Actors Guild hanno condannato la sospensione come violazione del Primo Emendamento, ricordando che la libertà di parola è tutelata dalla Costituzione anche nei casi più controversi. Esperti legali sottolineano che la FCC non può legalmente revocare licenze per motivi politici.

Intanto, Kimmel ha ricevuto la solidarietà di molti colleghi. Jon Stewart, in una puntata speciale di The Daily Show, ha definito Trump un “caro leader” in tono sarcastico e ha denunciato l’attacco alla stampa come tipico dei regimi autoritari. Durante lo show, ha intervistato la giornalista e premio Nobel Maria Ressa, che ha paragonato la situazione negli Stati Uniti a quella nelle Filippine sotto Duterte: È sia un déjà vu che un disturbo da stress post-traumatico. Se non proteggi i tuoi diritti, li perdi.”

Anche altre voci di spicco si sono unite al coro: l’attore Ben Stiller ha definito l’episodio “ingiusto”, mentre Jean Smart si è detta “inorridita”. Il conduttore Stephen Colbert ha commentato: Questa è una censura palese. Con un autocrate, non puoi cedere di un millimetro.”

La commissaria Anna Gomez, unica voce democratica nella dirigenza della FCC, ha condannato l’intervento dell’ente, affermando che l’episodio “non deve mai essere sfruttato per giustificare una censura più ampia”.

L’intera vicenda, però, mostra chiaramente come Trump stia cercando di esercitare pressioni politiche sulla stampa e sui media, minacciando chi lo critica con ritorsioni istituzionali. Un segnale preoccupante per la libertà dei media in un contesto già profondamente polarizzato.

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