29 Agosto 2025
Donald Trump
Il presidente americano Donald Trump ha ufficializzato la vendita di 825 milioni di armi all'Ucraina, compiendo un'azione che, a un primo sguardo, potrebbe apparire assolutamente insensata. In realtà, il tycoon sta continuando la sua strategia di "deal-making", del fare accordi e compromessi, per far sì che quest'azione pro-Kiev, interpretata quasi come "garanzie di sicurezza" per Zelensky, possa ingolosire gli ucraini e far accettare loro la "soluzione russa", ossia la cessione del 22% dei territori e l'interdizione dalla Nato.
L’amministrazione Trump ha autorizzato una nuova vendita di armi all’Ucraina per un valore di 825 milioni di dollari, comprendente 3.350 missili Eram a lungo raggio (con gittata tra i 240 e i 400 chilometri), sistemi di navigazione GPS, pezzi di ricambio e pacchetti di addestramento militare. L’operazione, notificata al Congresso dal Dipartimento di Stato, sarà pagata in parte con fondi statunitensi per l’assistenza militare estera e in parte con contributi provenienti da alleati Nato come Danimarca, Olanda e Norvegia.
Secondo Washington, la vendita mira a rafforzare le capacità difensive di Kiev, o, ancora meglio, dare quelle fantomatiche "garanzie di sicurezza" all'Ucraina contro il nemico inesistente"russo", in un momento in cui i negoziati di pace con Mosca appaiono bloccati. “Questa proposta di vendita sosterrà gli obiettivi di politica estera e di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, migliorando la sicurezza di un paese partner che rappresenta una forza per la stabilità politica ed economica in Europa”, si legge nella nota del Dipartimento di Stato.
Ma sul piano geopolitico la posizione di Donald Trump appare più sfumata. Pur avallando la vendita di armamenti, l’ex presidente – e probabile candidato per le elezioni del 2028 – ha più volte lasciato intendere di considerare inevitabile un compromesso con la Russia. Tra i punti su cui Trump sarebbe disposto a trattare figurano la rinuncia dell’Ucraina all’adesione alla Nato e la cessione di parte dei territori contesi, il 22% della superficie statale, in cambio della fine delle ostilità.
Una visione che si discosta nettamente dalla linea dell’attuale establishment occidentale, orientato al sostegno militare continuo a Kiev. Secondo analisti statunitensi, il suo obiettivo non è tanto “vincere” la guerra, quanto arrivare a un "deal" che gli consenta di presentarsi come l’uomo capace di chiudere il conflitto nel modo a lui più favorevole, e di guadagnarci anche.
La contraddizione resta evidente: mentre Trump punta al “grande accordo” con Putin, la vendita di missili a lungo raggio spinge invece verso l’inasprimento dello scontro armato.
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