02 Agosto 2025
Ted Chaiban Fonte: Unicef
“Sono appena tornato da una missione di cinque giorni in Israele, Gaza e Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. I segni della profonda sofferenza e della fame erano visibili sui volti delle famiglie e dei bambini. Dall’inizio della guerra, a Gaza sono stati uccisi oltre 18.000 bambini. Si tratta di una media di 28 bambini al giorno, l’equivalente di una classe scolastica, che non ci sono più. I bambini hanno perso i loro cari, sono affamati e spaventati e traumatizzati”. A parlare del genocidio in corso è Ted Chaiban, vicedirettore generale dell’Unicef, che lancia un allarme disperato dalla Striscia.
La denuncia del vicedirettore Unicef Ted Chaiban sul genocidio in corso nella Striscia è netta e inequivocabile: Gaza si trova sull’orlo di una carestia devastante, una catastrofe umanitaria in cui ogni giorno che passa peggiora la condizione dei più vulnerabili. “Gaza ora rischia seriamente la carestia. Si tratta di una situazione che si è andata aggravando, ma ora abbiamo due indicatori che hanno superato la soglia della carestia. Una persona su tre a Gaza passa giorni senza cibo e l’indicatore di malnutrizione ha superato la soglia della carestia, con la malnutrizione acuta che ora supera il 16,5%. Oggi, oltre 320.000 bambini piccoli sono a rischio di malnutrizione acuta”.
L’Unicef, racconta Chaiban, sta facendo il possibile per rispondere all’emergenza, ma le risorse non bastano e gli ostacoli logistici sono ancora enormi. “L’Unicef sta facendo tutto il possibile per affrontare la situazione: sostiene l’allattamento al seno, fornisce latte artificiale e cura i bambini affetti da malnutrizione acuta grave. Ma i bisogni sono enormi dopo 22 mesi di guerra e due mesi di blocco, che ora è stato allentato ma continua ad avere un impatto, e gli aiuti non stanno arrivando abbastanza velocemente o nella misura necessaria”.
Nonostante le enormi difficoltà e il dolore personale subito, il personale dell’Unicef non ha mai smesso di lavorare. “In mezzo a tutto questo, il nostro personale a Gaza, la maggior parte del quale ha subito perdite personali devastanti, continua a lavorare giorno e notte”, sottolinea il vicedirettore. “L’Unicef sta fornendo acqua potabile: 2,4 milioni di litri al giorno nella parte settentrionale di Gaza, raggiungendo 600.000 bambini. Si tratta di una media di 5-6 litri di acqua al giorno a persona – meglio di prima, ma ancora ben al di sotto della soglia di sopravvivenza. Abbiamo ricostruito la catena del freddo per i vaccini e continuiamo a vaccinare i bambini. Stiamo fornendo assistenza psicosociale ai bambini che sono stati terrorizzati da ciò che hanno vissuto. Stiamo salvando la vita ai neonati, aiutando a riunire le famiglie separate, sia all’interno della Striscia che, in alcuni casi, a livello internazionale, e fornendo latte artificiale ai bambini più vulnerabili, ma c’è ancora molto da fare”.
Gli aiuti umanitari, pur se presenti e pronti alla consegna, faticano a entrare nella Striscia in modo regolare e sufficiente. “Abbiamo oltre 1.500 camion carichi di forniture di prima necessità pronti nei corridoi tra Egitto, Giordania, Ashdod e Turchia. Alcuni – spiega – hanno iniziato a muoversi e negli ultimi due giorni abbiamo consegnato 33 camion di latte in polvere salvavita, biscotti ad alto contenuto energetico e kit igienici. Ma questa è solo una minima parte di ciò che serve; quindi, gran parte della nostra missione è stata dedicata alla sensibilizzazione e al dialogo con le autorità israeliane a Gerusalemme e Tel Aviv”.
Il quadro che emerge è drammatico, e secondo Chaiban siamo a un punto cruciale. “Ci troviamo a un bivio. Le scelte che faremo ora determineranno la vita o la morte di decine di migliaia di bambini. Sappiamo cosa bisogna fare e cosa si può fare. L’Onu e le Ong che compongono la comunità umanitaria possono affrontare questo problema, insieme al traffico commerciale, se vengono messe in atto misure che consentano l’accesso e che alla fine garantiscano la disponibilità di beni sufficienti nella Striscia, in modo da attenuare alcuni dei problemi legati all’ordine pubblico”.
A mancare sono anche i fondi. L’appello dell’Unicef per Gaza, rivela, è stato drammaticamente ignorato. “Sono necessari finanziamenti. L’appello dell’Unicef per Gaza è gravemente sottofinanziato: solo il 30% delle esigenze sanitarie e nutrizionali è coperto”.
Infine, un auspicio condiviso da tutta la comunità umanitaria: “Speriamo che le parti possano concordare un cessate il fuoco e il ritorno di tutti gli ostaggi rimasti nelle mani di Hamas e di altri gruppi armati”, conclude Chaiban. “Questa situazione va avanti da troppo tempo: 22 mesi. Quello che sta accadendo sul campo è disumano”.
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