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Siria, nuovi raid israeliani a Latakia nonostante cessate il fuoco, oltre 350 morti in 5 giorni, presidente al-Jolani: "Israele vuole frantumare nostro popolo"

Ora il mantenimento della sicurezza nella città di Sweida è passata ai drusi per volere del presidente siriano

17 Luglio 2025

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In Siria, nella notte tra mercoledì 16 e giovedì 17 luglio, si sono tenuti nuovi raid israeliani sulla città di Latakia, nonostante il cessate il fuoco. Oltre 350 persone sono morte in solamente 5 giorni di ostilità. Il presidente di Damasco Abu Mohammed al-Jolani ha dichiarato: "Israele vuole frantumare il nostro popolo, ma noi non abbiamo paura della guerra".

Siria, nuovi raid israeliani a Latakia nonostante cessate il fuoco, oltre 350 morti in 5 giorni, presidente al-Jolani: "Israele vuole frantumare nostro popolo"

La città siriana di Sweida, a maggioranza drusa, è stata teatro negli ultimi giorni di una delle più sanguinose ondate di violenza dalla guerra civile. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, almeno 350 persone, tra cui 55 civili, 79 combattenti drusi e 189 membri delle forze governative, sono stati uccisi in meno di una settimana di scontri. Almeno 27 civili sarebbero stati giustiziati sommariamente dai militari siriani durante le operazioni di rastrellamento.

In parallelo, Israele ha colpito obiettivi militari in Siria, bombardando dapprima il ministero della Difesa a Damasco e poi, all’alba di giovedì 17 luglio, basi nella regione costiera di Latakia. Tel Aviv ha giustificato i raid come operazioni “a difesa della comunità drusa”, ma a Damasco la lettura è stata opposta: il presidente ad interim siriano Abu Mohammed al-Jolani ha accusato Israele di “voler seminare caos e divisione” per indebolire la Siria.

In un discorso televisivo trasmesso mercoledì 16 luglio, al-Jolani ha annunciato un cessate il fuoco con le milizie druse e ha ordinato all’esercito di ritirarsi da Sweida, lasciando agli anziani e agli sceicchi locali la responsabilità della sicurezza. “Non abbiamo paura della guerra”, ha detto il leader siriano, “ma abbiamo scelto di evitare una nuova escalation su larga scala, dando priorità agli interessi del nostro popolo”.

La minoranza drusa e il coinvolgimento israeliano

I drusi, che rappresentano circa il 3% della popolazione siriana, sono una minoranza religiosa monoteista con una lunga storia di autonomia e relazioni altalenanti con i governi centrali. Tradizionalmente fedeli a Damasco per proteggere la loro sicurezza, negli ultimi anni hanno espresso crescente frustrazione per la marginalizzazione economica e per gli abusi delle forze di sicurezza, esplosi in rivolta nei giorni scorsi.

La fragile tregua raggiunta rischia di non reggere, mentre Israele continua i raid e le tensioni restano alte. Le accuse del governo siriano contro l’"entità israeliana" sottolineano il timore che Tel Aviv voglia sfruttare le divisioni interne per trasformare la Siria in una "nuova arena di caos", mettendo in pericolo la fragile convivenza religiosa e ostacolando la ricostruzione postbellica.

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