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Israele verso crisi di governo: partito ultraconservatore lascia coalizione, Netanyahu sempre più isolato, suoi solo 61 seggi su 120

Il partito ultraortodosso di Degel HaTorah ha lasciato la coalizione del premier: la maggioranza a favore di Netanyahu scivola da 64 a 61 seggi

16 Luglio 2025

Netanyahu

Fonte: X @netanyahu

In Israele la crisi di governo è sempre più vicina. Il partito ultraconservatore e ultraortodosso Degel HaTorah ha lasciato la coalizione di maggioranza del premier Benjamin Netanyahu, che rimane sempre più isolato. Alla Knesset ora può contare solamente su 61 seggi su un totale di 120: una maggioranza risicatissima, che potrebbe portare molto presto a uno strappo importante nella coalizione, praticamente impossibile da ricucire.

Israele verso crisi di governo: partito ultraconservatore lascia coalizione, Netanyahu sempre più isolato, suoi solo 61 seggi su 120

La guerra a Gaza sta continuando a scuotere le fondamenta del governo israeliano. La fragile maggioranza che sostiene Benjamin Netanyahu vacilla pericolosamente dopo l’annuncio del ritiro di Degel HaTorah dalla coalizione di maggioranza. I seggi a favore di Netanyahu passano da 64 a 61, connotando una situazione di malcontento e isolamento nei confronti del premier.

La decisione di Degel HaTorah di abbandonare il governo riduce la maggioranza di Netanyahu a un solo seggio alla Knesset. Un equilibrio precario, destinato a diventare insostenibile se anche l’altro partito ultraconservatore, Shas, dovesse seguire la stessa strada. Shas ha già minacciato di lasciare la coalizione se la legge sulle esenzioni militari per gli studenti ultraortodossi non sarà modificata rapidamente, e questo porterebbe il governo sotto la soglia della maggioranza parlamentare.

Il peso di Gaza sulla crisi parlamentare

La crisi politica è strettamente legata alla situazione sul campo a Gaza, dove il genocidio dei palestinesi prosegue. Le ostilità, ormai al ventunesimo mese dall'inizio, hanno esacerbato la necessità di nuove leve nell’esercito israeliano e aumentato la pressione pubblica contro le esenzioni per gli ultraortodossi, considerate ingiuste dalla maggior parte della popolazione dello Stato ebraico. La sentenza dell’Alta Corte che obbliga a chiamare alle armi anche i religiosi ha acuito le divisioni interne, trasformando un compromesso già fragile in una potenziale resa dei conti.

Inoltre, i partiti ultraconservatori si sono più volte pronunciati sulla questione del cessate il fuoco: essi sono contrari alla fine delle ostilità nella regione e a una tregua. Netanyahu, invece, ha annunciato di voler effettivamente portare avanti un cessate il fuoco di 60 giorni, come richiesto dal presidente Usa Donald Trump.

L'isolamento di Netanyahu

Nel frattempo, Netanyahu appare sempre più isolato, stretto tra le richieste dei partner di estrema destra, contrari a qualsiasi tregua con Hamas, e quelle degli ultraortodossi, decisi a difendere i propri privilegi. Anche sul piano diplomatico, il premier è tornato da Washington senza risultati concreti. Inoltre, è iniziato il suo processo per corruzione a Tel Aviv.

Le conseguenze politiche potrebbero essere dirompenti. Un’eventuale uscita di Shas porterebbe a elezioni anticipate in un clima di guerra e sfiducia.

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