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Israele, l'ex premier Barak smaschera Netanyahu: "Non sa dove arrivare con le sue guerre, ha strumentalizzato Hamas per indebolire l’Anp"

"l problema di Netanyahu e del suo governo resta che non sanno dove arrivare con le loro guerre" afferma l'ex premier Ehud Barak

11 Luglio 2025

Israele, l'ex premier Barak smaschera Netanyahu: "Non sa dove arrivare con le sue guerre, ha strumentalizzato Hamas per indebolire l’Anp"

L'ex premier israeliano Ehud Barak smaschera Benjamin Netanyahu. "Non sa dove arrivare con le sue guerra, in passato ha usato Hamas per indebolire l'Autorità nazionale palestinese", afferma l'ex primo ministro e ministro della Difesa di Israele, intervistato dal Corriere della Sera. Il politico si è espresso in merito alla guerra a Gaza, al conflitto con l'Iran e alla posizione, precaria, in cui versa il governo di Netanyahu, non risparmiando critiche.

"Sin dei tempi di von Clausewitz sappiamo che la guerra non può essere fine a se stessa, deve avere un obbiettivo politico e diplomatico chiaro. È un principio fondamentale, devi sapere perché combatti. Il problema di Netanyahu e del suo governo resta che non sanno dove arrivare con le loro guerre", afferma Barak lapidario. La guerra a Gaza mostra "una mancanza di visione politica, se non quella di salvare se stesso e la sua carriera".

In merito all'attacco di Hamas del 7 ottobre, Barak afferma: "l’attacco gravissimo del 7 ottobre 2023 ha scatenato la necessità pressante per Israele di reagire e impedire che Hamas possa mai più governare Gaza e continui a rappresentare una minaccia per noi. Ma la questione è: come agire? Dai tempi di Ben Gurion i nostri comandi seguono quattro regole precise: la guerra deve essere il più veloce e decisa possibile; cerca di avere sempre un alleato forte al tuo fianco; non perdere la superiorità morale delle tue azioni; e infine lavora per modificare la realtà politica quando ancora benefici della legittimità che ha giustificato l’azione bellica".

Regole che Netanyahu non avrebbe rispettato: "Le ha ignorate. Non per cecità, è stato deliberato. Sin dall’inizio è evidente che l’unico modo per sconfiggere Hamas è sostituirla con un altro organismo legittimo agli occhi della comunità internazionale e degli stessi palestinesi". "Netanyahu in passato ha strumentalizzato Hamas per indebolire l’Autorità palestinese", afferma Barak, "dopo il massacro compiuto da Hamas il capo di Stato maggiore chiese al premier: cosa vogliamo ottenere con il nostro attacco? La nostra aviazione cominciò a colpire, ma poi quando sono entrate le fanterie a Gaza occorreva capire come dovevano operare. E Netanyahu non è mai stato chiaro sull’obbiettivo finale. I generali dicevano che Hamas poteva essere notevolmente indebolita in due mesi, ma era evidente che non si sarebbe mai potuto trovare l’ultimo militante, l’ultimo mortaio, l’ultimo mitra. Bibi usa la retorica della distruzione totale, che significa protrarre i combattimenti per anni senza risultati certi. Basta guardare cosa succede in Cisgiordania, dove siamo in pieno controllo del territorio, ma Hamas mantiene una presenza".

L'ex premier definisce poi il punto in cui si trova Israele, coinvolto su diversi fronti di guerra: "Abbiamo ottenuto incredibili successi militari. Hezbollah in Libano è in ginocchio, il governo filo-Teheran di Assad in Siria è caduto, l’Iran è stato gravemente colpito. Ma a Gaza non abbiamo una chiara visione strategica, se non slogan vuoti e retorici. Netanyahu a Washington cerca di convincere Trump su una impossibile vittoria totale. Mi viene da paragonare la nostra situazione odierna a quella appena dopo la vittoria nel 1967: credevamo di essere invincibili, ma poi venne la guerra di attrito lungo il canale di Suez e poi fummo colti di sorpresa dall’attacco egiziano-siriano nel 1973. Soltanto cinque anni dopo arrivammo finalmente alla pace di Camp David con l’Egitto, che è stata importantissima per stabilizzare l’intera regione".

Per quanto riguarda la soluzione 2 Popoli 2 Stati, Barak non si sbilancia, ma concorda che sarà "inevitabile" coesistere con i palestinesi: "Non è ancora tempo di parlarne. La nostra società è traumatizzata dal 7 ottobre. E il governo dell’Autonomia palestinese è corrotto, debole, problematico. Ma alla fine, magari tra tre o quattro anni, sarà inevitabile negoziare i confini dello Stato palestinese, se non vogliamo che Israele abbia una maggioranza di cittadini arabi. Persino Netanyahu nel suo primo mandato sposava l’idea dei sue Stati".

Barak conclude poi parlando della situazione iraniana. "Abbiamo ristabilito la nostra deterrenza. La capacità militari iraniane sono in ginocchio e il loro programma nucleare è stato danneggiato. Ma l’Iran non è sconfitto, credo sia ancora in grado di riprendere a costruire l’atomica. Gli iraniani hanno ancora almeno 1.500 missili e forti alleati in Russia, Cina, Corea del Nord. La sfida resta del tutto aperta", afferma.

Tuttavia, come anticipato dal Giornale d'Italia e confermato da un funzionario israeliano al New York Times, Teheran è riuscita a salvare l'uranio arricchito di bombardamenti israelo-americani, riuscendo a mantenere operativo il suo programma nucleare e continuando a perseguire la bomba atomica.

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