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Iran verso l'atomica, sì del Parlamento a stop collaborazione con Aiea, ispettori non più ammessi nel paese, possibile reazione di Israele - RETROSCENA

Teheran starebbe perseguendo la Bomba: a dimostrarlo la decisione di non collaborare più con l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica

25 Giugno 2025

Iran verso l'atomica, sì del Parlamento a stop collaborazione con Aiea, ispettori non più ammessi nel paese, possibile reazione di Israele - RETROSCENA

L'Iran corre verso l'atomica. Dopo gli ultimi avvenimenti della guerra dei 12 giorni, Teheran starebbe continuando a portare avanti il suo programma nucleare, perseguendo l'obbiettivo della bomba atomica. A confermare questa ipotesi sarebbe la mossa della Repubblica Islamica: la decisione di interrompere la collaborazione con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), con conseguente espulsione dei suoi ispettori dal paese. Una mossa che potrebbe provocare una reazione da parte di Israele, che da sempre vuole l'eliminazione del programma nucleare iraniano.

Iran verso l'atomica, sì del Parlamento a stop collaborazione con Aiea, ispettori non più ammessi nel paese, possibile reazione di Israele

Il Parlamento iraniano ha approvato oggi la sospensione della cooperazione con l'Aiea, di conseguenza gli ispettori non saranno più ammessi nella Repubblica islamica. Il presidente del Parlamento iraniano, Mohammad Baqer Qalibaf, aveva dichiarato nei giorni scorsi che l'Aeia negli anni "non ha adempiuto a nessuno dei suoi obblighi ed è diventata uno strumento politico".

L'Agenzia per l'energia atomica ha il compito di promuovere "l'uso sicuro, protetto e pacifico delle tecnologie nucleari"; in poche parole, monitora che i vari Paesi non utilizzino per scopi militari i loro programmi nucleari. L'espulsione degli ispettori dell'Aiea dall'Iran potrebbe quindi far parte di un piano più ampio.

Senza il personale dell'Agenzia a monitorare le operazioni sul territorio, Teheran potrebbe quasi indisturbato portare avanti il suo programma di arricchimento dell'uranio, arrivando alla costruzione della prima bomba atomica iraniana. Per farlo però occorrono le centrifughe nucleari, che nel caso della Repubblica islamica sono custodite nei siti di Fordow, Natanz e Isfahan; quelli bombardati domenica dagli Usa e che Washington aveva dichiarato di aver "distrutto completamente".

Come rivelato però dall'intelligence americana e da fonti israeliane, i siti in realtà non sarebbero stati distrutti anzi, il loro "core" sarebbe ancora intatto. Inoltre, dopo gli attacchi statunitensi e israeliani, non sarebbe stata segnalata alcuna perdita di radiazioni, segno che le centrifughe non sarebbero effettivamente state danneggiate o che addirittura sarebbero state spostate altrove prima dell'attacco (come sostengono anche le fonti israeliane). Stando così le cose il programma nucleare iraniano potrebbe andare avanti, anche se rallentato. Ecco quindi che con le centrifughe ancora in funzione e gli ispettori dell'Aiea fuori dal Paese, Teheran sarebbe in grado di continuare a ricercare la bomba atomica.

La scelta dell'Iran di sviluppare testate nucleari potrebbe causare però la reazione di Israele. Tel Aviv da sempre cerca di osteggiare ed eliminare il programma nucleare del regime, l'operazione "Rising Lion" ne è una prova, e una ripresa dei lavori per l'atomica non sarebbe certo gradita agli occhi di Netanyahu e dei suoi alleati. Nonostante Donald Trump si sia congratulato con Iran e Israele per aver raggiunto una tregua nella guerra dei 12 giorni, la portavoce del dipartimento di Stato Tammy Bruce aveva affermato qualche settimana fa che "l'espulsione degli ispettori dell'Aiea da parte dell'Iran rappresenterebbe un'escalation e un errore di calcolo". Di fatto quindi, Washington non gradirebbe una ripresa del programma nucleare a scopo bellico di Teheran.

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