25 Giugno 2025
Si aggiunge un'altra zona d'ombra nell'informazione riguardo alla situazione in Medio Oriente. La polizia israeliana ha infatti invitato gli agenti di tutta la nazione ad aderire alle nuove linee guida rispetto alla stampa. Secondo la disposizione, i giornalisti di tutto il mondo scoperti nel documentare la posizione di attacchi missilistici su punti sensibili israeliani, potranno essere arrestati immediatamente per "reato contro la sicurezza nazionale". Una legge bavaglio imposta dallo Stato ebraico con il benestare di Netanyahu, che uccide la libertà di parola e di informazione nella regione.
Oltre alla già scarsa informazione che arriva dalla Striscia di Gaza, con il nuovo diktat della polizia israeliana, anche le notizie su Tel Aviv potrebbero diminuire drasticamente. Inoltre, il potere già molto grande della polizia di Israele aumenterebbe ancora di più. Le istruzioni arrivate agli agenti conferiscono loro il potere di fermare e arrestare giornalisti, reporter e fotografi, se ritengono che essi stiano documentando la posizione di attacchi missilistici "su o in prossimità di siti di difesa strategica". Questa formula non farebbe più riferimento solo alle strutture segrete, ma sono soggette "alla discrezionalità individuale" dell'operatore, qualunque grado egli abbia.
Se un agente, quindi, teme che il sito in questione sia "sensibile" per qualsiasi motivo, può trattenere il cronista o l'intera troupe per interrogarli e arrestarli, con l'accusa di aver compiuto "reati contro la sicurezza israeliana".
Non si è fatta attendere la replica dell'Unione israeliana dei Giornalisti, che ha definito le disposizioni della polizia come: "L'ultimo chiodo sulla bara della libertà di stampa in Israele". Inoltre, ha richiesto la revoca delle istruzioni liberticide al Commissario della Polizia Danny Levy. In passato c'erano già state altre azioni israeliane contro la libertà di stampa, fra cui la proposta di Itamar Ben-Gvir, ministro della Sicurezza Nazionale, e di Shlomo Karvi, ministro delle Comunicazioni, di far chiedere l'autorizzazione preventiva alla pubblicazione nei confronti dei media stranieri.
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