14 Giugno 2025
Fonte foto: @Bernadotte22 X
File enormi di persone schierate nelle strade di Tel Aviv: non soldati o membri dell'esercito, ma civili. Cittadini normali che tengono in mano fiaccole, candele e fotografie. Nelle immagini, non scene di violenza, né slogan: solamente volti. Una bambina che sorride alla fotocamera, formando un cuore con le mani, un'altra con un maglione rosa, un bambino con gli occhiali. Il più grande non ha più di 11 anni.
È di tutti questi visi e di tutte le loro storie che viene invasa via Kaplan, nel centro della capitale israeliana, chiamata "il viale dei bambini morti" da quasi tre mesi. Chi attraversa questa via arriva al Porta Begin, l'ingresso del quartier generale militare di Hakirya: qui, una volta alla settimana, si tiene la manifestazione che ricorda i bambini "coinvolti involontariamente", come recitano le loro immagini, nel più assoluto silenzio.
È da diversi sabati che la manifestazione a Porta Begin si ripete, arricchendosi di volta in volta di attivisti e persone comuni. Armandosi solamente di immagini dei bambini palestinesi uccisi dai raid dell'IDF, spesso generate da stampanti di fortuna, sempre più israeliani si sono disposti su via Kaplan. Per sconfiggere il buio, torce, fiaccole e candele da yahrzeit, il memoriale ebraico. L'ultima riunione ha visto più di 1000 israeliani coinvolti, con circa un migliaio di foto di bambini uccisi distribuite fra gli astanti.
Non solo volti, ma anche nomi, date e spiegazioni. Sulle immagini portate dagli attivisti, ci sono nome e cognome del bambino, la data in cui è nato e in cui è morto, ma soprattutto il come: a causa di un bombardamento, della fame, di stenti, di mancate cure mediche. Un attivista israeliano, fra gli organizzatori di queste manifestazioni, Amit Shilo, ha raccontato che la maggior parte delle reazioni sono di appoggio: "La gente piange, ci dice 'forza' e 'grazie'. Non sembra che siano arrivati con questa idea da casa. Senti davvero che qualcosa si smuove in loro. Un volta un riservista è passato, piangeva davvero. Ci ha detto che non voleva far parte di questo e che intendeva rifiutarsi di tornare a Gaza".
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