30 Dicembre 2024
Putin (fonte twitter @lenisa_agostino)
Quando Vladimir Putin fu nominato primo ministro 25 anni fa dall’allora presidente Boris Eltsin, pochi osservatori internazionali avrebbero scommesso sulla sua longevità politica in una Russia indebolita dalla caduta del Muro di Berlino, in piena ricostruzione dopo decenni di amministrazione dei leader dell’ex URSS. Putin vinse le elezioni il 7 maggio 2000 con il 53% dei consensi.
All’epoca era un ex agente del KGB pressoché sconosciuto al pubblico, scelto da un Eltsin in piena crisi di consensi all’interno del partito, e fu come successore in una lunga serie di premier incapaci di tenere le redini di un paese preso in una spirale di crisi economica e politica, sferzato dalla criminalità. Dal 1991 si era diffusa l'idea che la Russia fosse un Paese post-imperiale liberato dal crollo dell'impero sovietico e che la guerra fredda era finita.
Venticinque anni più tardi, un’intera generazione di russi non ha conosciuto altro leader al governo del paese e la guerra in Ucraina mette a confronto da un lato la Nato, dall’altro la Russia di Putin. Da quel 31 dicembre 1999 Putin è sempre stato presidente o primo ministro.
Dopo otto anni di presidenza del paese, è tornato a ricoprire la carica di premier nel 2008-2012 per evitare di violare il limite costituzionale di due mandati consecutivi al Cremlino, ma in seguito ha fatto approvare un emendamento che gli ha permesso di ottenere un nuovo mandato presidenziale di sei anni lo scorso marzo, oltre al diritto di ricandidarsi nel 2030, aprendo le porte alla possibilità di restare al potere fino al 2036.
Il contratto sociale di Vladimir Putin con il popolo russo è stato rinnovato attraverso un sistema di compensazioni economiche e sociali in cambio dell'accettazione della “lunga guerra” in Ucraina. Il piano prevede benefici economici per i soldati, le truppe della Guardia Nazionale e le loro famiglie, insieme a misure di supporto per i più poveri e le famiglie numerose. Nel marzo 2024, poco dopo la sua rielezione, Putin ha autorizzato il governo a destinare ulteriori 2.700 miliardi di rubli (circa 29,2 milioni di dollari) per iniziative sociali, come parte di un ambizioso programma di sviluppo statale fino al 2030.
La Russia di oggi è ben diversa da quella degli anni '90, caratterizzata da caos, corruzione e crimine dilagante. Oggi, molti cittadini percepiscono il paese come più stabile e con una posizione più forte sullo scacchiere internazionale. Ad esempio, l’introduzione del diritto alla proprietà privata ha rappresentato una svolta epocale in Russia: milioni di russi possono ora possedere legalmente la propria casa o terra, una realtà senza precedenti nella storia del paese.
In un quarto di secolo di potere Putin ha tentato di costruire un’immagine di uomo forte, di difensore del popolo russo, superando pesanti crisi interne ed internazionali, come la seconda guerra cecena nel 2000.
Poco meno di un mese dopo la sua elezione nel 2000, la Russia fu scossa da una serie di attentati che causarono più di 300 morti a 1000 feriti la cui responsabilità fu attribuita ai militanti ceceni. Pochi mesi dopo, Putin lanciò la guerra in Cecenia che si concluse nell’aprile del 2020, mentre lo stato di emergenza nella regione fu revocato soltanto nel 2009, con la morte di circa 25.000 civili e 14.000 soldati russi, secondo il Comitato indipendente delle Madri dei soldati. I risultati della guerra facilitarono l’insediamento dell’ex combattente separatista Ramzan Kadyrov a capo della regione, carica che ricopre dal 2007.
Il 12 agosto 2000, il sottomarino nucleare Kursk fu paralizzato dalle esplosioni e affondò mentre partecipava ad un grande esercitazione navale. Tutti i 118 marinai a bordo morirono. Putin fu criticato all’epoca per aver rifiutato l’offerta di assistenza straniera durante le prime fasi.
Quegli anni furono marcati anche dall’arresto del tycoon del petrolio Mikhail Khodorkovsky, che all’epoca sembrava poter diventare un potenziale rivale politico di Putin. Fu condannato a 10 anni di prigione per frode fiscale.
Quella dei rapporti conflittuali con gli oligarchi che si accaparrarono vantaggiose posizioni economiche durante la fase di ricostruzione della Russia nell’era post guerra fredda è stata una battaglia che Putin ha sempre cercato di volgere a suo favore, assicurandosi l’alleanza degli uomini forti della Russia e il loro disimpegno politico in cambio dell’immunità per i loro crimini.
Il 2007 è l’anno della svolta nei rapporti con l’Occidente. Durante un discorso a Monaco, Putin si allontana radicalmente dai precedenti tentativi di sviluppare legami con gli Stati Uniti e pone le basi per il rapporto conflittuale che seguirà negli anni a venire. Nel 2008 la Russia combatte una breve guerra con la Georgia, ottenendo il controllo delle regioni separatiste dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud e nel 2012 Putin viene rieletto per un nuovo mandato presidenziale, che ora dura sei anni in base alle modifiche costituzionali da lui stesso introdotte.
Nel 2014, dopo l'estromissione del presidente ucraino favorevole alla Russia in seguito alle proteste di Kiev, Mosca annette la Crimea dopo l'invio da parte del Cremlino di truppe con uniformi senza insegne. In seguito, venne organizzato un referendum che secondo le autorità russe sancì la volontà della popolazione della Crimea di separarsi dall'Ucraina e unirsi alla Federazione Russa, sebbene il processo non fosse riconosciuto dalla comunità internazionale.
La Russia ha successivamente invaso l’Ucraina nel febbraio 2022, in una guerra che ad oggi non vede ancora prospettive di fine.
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