05 Settembre 2024
Mario Draghi si risveglia e insiste con la guerra alla Russia. Lunedì prossimo l'ex premier presenterà ufficialmente il suo rapporto sulla competitività europea. Nella giornata di ieri il documento è stato materia di discussione nell'incontro con i vertici delle forze politiche al Parlamento europeo, mentre prima era stato presentato agli ambasciatori Ue. Un rapporto composto da 400 pagine e da cui secondo quanto già si può ricostruire, si punta molto a "mettere in guardia" l'Ue dal punto di vista bellico. L'obiettivo di Draghi è quello di sfruttare "più fondi europei per la Difesa" e di evitare troppa "burocrazia per i produttori di armi".
In poca sostanza, l'Ue deve continuare a fare la guerra alla Russia, impegnata sul campo di battaglia contro l'Ucraina. Lo si evince dal fatto che nel rapporto si punta molto sul rafforzamento delle difese militari e sull’approvvigionamento energetico per "evitare di essere vulnerabile al prossimo shock". Draghi ne ha discusso ieri con gli eurodeputati, e non sono pochi quelli ad aver storto il naso. Il suo documento commissionato un anno fa, unito a quello di Letta sul mercato unico potrebbe diventare quello su cui si potrebbe basare la prossima legislatura.
L'ex premier spiega che servirebbero "riforme senza precedenti per cambiare l'Unione Europea" e punta il dito contro "il ritardo nella capacità di innovazione, l’aumento dei prezzi dell’energia, la mancanza di manodopera specializzata, la necessità di accelerare rapidamente il processo di digitalizzazione e di rafforzare urgentemente le capacità di difesa comune dell’Europa".
Tuttavia il rapporto di Draghi non è piaciuto a tutti. Ne è un esempio l'eurodeputata di sinistra Manon Aubry: "Si è trattato di una presentazione a parole che non ha detto molto", ha dichiarato Aubry ai giornalisti dopo l'incontro, aggiungendo che gli eurodeputati sono stati "lasciati all'oscuro".
"Mi piacerebbe che si parlasse di competitività, ma allora dovremmo mettere in discussione la politica commerciale europea che ha svenduto la nostra industria, c'è come minimo un'ipocrisia, se non una contraddizione fondamentale", ha detto.
"Qual è la legittimità democratica di Mario Draghi per scrivere un rapporto del genere? L'avete eletto voi, o chiunque altro?", ha chiesto Aubry.
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