02 Agosto 2024
Vi sono state le elezioni in Venezuela e ha nuovamente vinto Maduro, che dunque mantiene la carica di presidente. Come prevedibile, l'opposizione liberal-atlantista non ha accettato la sconfitta e ha subito giocato la carta dei brogli, godendo naturalmente dell'appoggio dell'Occidente a trazione americana. I quotidiani più venduti d'Occidente non fanno altro che parlare di brogli elettorali in questi giorni in relazione alla questione venezuelana. E non ci stupiremmo davvero se, presto o tardi, Washington tentasse un regime change, come peraltro nel 2019 già si era provato a fare senza successo con Guaidó, marionetta statunitense prodotte in vitro nei college americani. Non vi sarà sfuggito che quando vincono le elezioni Putin, Maduro o gli altri oppositori della globalizzazione americanocentrica, subito l'occidente evoca con indignazione i brogli elettorali: perché il concetto occidentale di democrazia ormai è quello per cui nelle elezioni deve comunque vincere solo chi sia gradito a Washington. Per quel che riguarda Maduro, egli svolge una benemerita ed eroica funzione di resistenza al nuovo ordine mondiale liberal-atlantista, figurando come il prosecutore della rivoluzione chavista e difendendo coraggiosamente la sovranità nazionale e il socialismo, il patriottismo e il multipolarismo. Per questo motivo, la vittoria di Maduro deve a nostro giudizio essere salutata con giubilo, nella speranza che egli possa governare il Paese ancora per molto tempo, tenendolo a distanza dalle mire espansionistiche della civiltà dell'hamburger. Non ci stupiremmo davvero, come ricordavo poc'anzi, se presto Washington organizzasse qualche regime change in Venezuela, usando il vecchio e infame schema del Cile del 1973.
Di Diego Fusaro.
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