25 Novembre 2023
Fonte foto: Lapresse.it
Il recente incontro tra Joe Biden e Xi Jinping a San Francisco, del tutto imprevisto ed avvenuto in un momento di altissima tensione tra USA e Repubblica Popolare Cinese, ha rappresentato certamente un atto di realpolitik. Le due maggiori potenze della terra, dopo la devastante crisi del COVID, devono leccarsi le ferite ed affrontare anche la pesantissima situazione dei conti pubblici, che stanno colpendo entrambe le economie. Il debito pubblico americano ha infatti raggiunto la cifra mostruosa di 32.000 miliardi di dollari, il 130% del prodotto interno lordo, percentuale ben superiore a quella esistente dopo la seconda guerra mondiale. La Cina a sua volta ha raggiunto un rapporto debito/PIL del 250%, con un debito pubblico attestato a 52.000 miliardi di dollari.
In più le esportazioni USA verso la Cina sono ferme a 154 miliardi di dollari, mentre quelle cinesi verso l’America hanno toccato il tetto di 540 miliardi di dollari. Questa sperequazione è del tutto inaccettabile per le aziende USA, soprattutto nel settore dell’elettronica. In questo quadro non idilliaco, per gli equilibri economici mondiali, si aggiungono i deficit pubblici del Giappone, 269%, il più alto del mondo, dell’Europa, con in testa Grecia ed Italia, 140% e di tutti gli altri paesi indebitati, in giro per il pianeta.
Il totale mondiale di questa bancarotta ha raggiunto la cifra da brivido di 307.000 miliardi di dollari. Dove finisce questo debito? Chi lo compra e potrà continuare a comprarlo? Con quali danari? Come incide questo debito sugli equilibri economici globali? Nei maggiori consessi della finanza che si tengono continuamente in giro per il mondo, l’argomento è tabù. La maggior parte degli autorevolissimi economisti, se la cavano generalmente con questo inciso: “E poi c’è il problema del debito pubblico”, come se fosse una variabile indipendente. Ricordano Marco Porcio Catone, politico, militare e scrittore romano che, al termine di ogni suo intervento al Senato, qualunque fosse l’argomento in discussione, terminava con la frase:”Carthago delenda est.” Cartagine in effetti fu distrutta.
Il debito mondiale è in continua vertiginosa crescita e nessun solone dell’economia conosce, ma neppure ipotizza, quali possano essere le conseguenze future che ne potranno derivare. Oltretutto anche la popolazione mondiale è in crescita vertiginosa. Si prevede che raggiungerà nel 2030 gli 8,5 miliardi di persone e statisticamente c’è sempre stato un parallelismo tra le due crescite.
Carthago sarà distrutta? Ci auguriamo vivamente di no. Per evitare però che si concretizzi il passo del libro dei Giudici dell’Antico Testamento, in cui Sansone fece crollare l’abitazione nella quale si trovava con tutti i filistei provocando la loro e la sua morte:”Muoia Sansone con tutti i filistei!”, è auspicabile che i due uomini più potenti della terra abbiano parlato oltreché dell’Ucraina, di Israele e di Taiwan, anche di dove va il mondo, per non finire come Cartagine.
Di Pierfranco Faletti.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia