06 Novembre 2023
Duangphet Phromthep, fonte: Facebook @Sonny Olumat
Duangphet Phromthep, detto "Dom", capitano della squadra di calcio thailandese dei Wild Boars, si è tolto la vita impiccandosi il 12 febbraio scorso, durante un soggiorno per studi a Market Harborough, in Inghilterra. La notizia arriva dai membri della Zico Foundation, che ne aveva sostenuto la borsa di studio all'estero, e dalle autorità locali che nei giorni scorsi ne hanno certificato il decesso. La sua morte è stata confermata anche dal Brooke House college di Leicester.
La famiglia di Dom, che risiede a Chiang Rai, in Thailandia, ha organizzato i suoi funerali nel Regno Unito. Successivamente, hanno richiesto assistenza per riportare le sue ceneri in patria. Dopo la cremazione, le ceneri di Duangphet sono state riconsegnate ai suoi cari all'aeroporto di Suvarnabhumi, il 4 marzo, consentendo loro di compiere un ultimo atto di commiato.
Il ragazzo è stato trovato nella sua stanza da un insegnante, domenica, ed è stato portato subito in ospedale da un'ambulanza, ha dichiarato Kiatisuk Senamuang, il fondatore della Zico Foundation, in una conferenza stampa online. A nulla sono serviti i tentativi di salvarlo dei medici, durati fino a martedì.
Duangphet non era solo un calciatore, però, poiché il suo nome era già noto ai quotidiani e ai giornali di tutto il mondo per ciò che successe cinque anni fa. Nel 2018, Dom e gli altri membri della squadra dei Wild Boars erano rimasti intrappolati in una grotta per ben nove giorni a causa di un'inaspettata tempesta che aveva bloccato l'uscita, ed è solo grazie all'intervento di Duangphet che il gruppo riuscì a salvarsi. Questo dramma aveva attirato l'attenzione dei media globali, ed è stato oggetto di un documentario Netflix, intitolato "The Trapped 13: come siamo sopravvissuti" e del film "Tredici vite" diretto da Ron Howard.
Tuttavia, sembra che lo stress derivante dall'esperienza traumatica nella grotta, e dall'indesiderata notorietà, abbia pesato notevolmente su Dom. Secondo quanto riferito da una psicologa che lo aveva seguito dopo l'incidente, Dom aveva manifestato il desiderio di evitare l'attenzione mediatica e di preservare la sua privacy. Non sopportava che le persone lo cercassero e gli chiedessero dettagli sulla vicenda della grotta. Non riusciva a reggere la pressione e le tartassanti domande sulla vicenda, continuate anche dopo anni dall'incubo, spingendolo verso la più sbagliata e atroce delle decisioni. Questo, perlomeno, sarebbe quanto emerso dall'inchiesta avviata subito dopo il ritrovamento del corpo del diciassettenne nel cui verbale, si legge, “L'indagine della polizia non ha trovato prove di coinvolgimento di terzi o circostanze sospette”.
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