21 Luglio 2023
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), da diversi giorni ha mandato una propria delegazione alla centrale nucleare di Zaporizhzia, controllata dalle forze armate russe e pericolosamente vicina alla linea del fronte. Da almeno una settimana, gli ispettori dell’agenzia si trovano nella centrale per settimane nei radar, non solo mediatici, di molte delle cancellerie coinvolte, direttamente o indirettamente, nel conflitto russo-ucraino.
Mosca è stata a lungo accusata, ed in diverse occasioni, da parte di Kiev di voler far saltare in aria la centrale, in quello che sarebbe a tutti gli effetti il più grande atto di eco-terrorismo della storia umana, un atto che renderebbe invivibile un’area di migliaia di chilometri quadrati, comprendente tanto territori russi, quanto ucraini.
Secondo quanto aveva a lungo riferito l’intelligence di Kiev, l’esercito di Mosca avrebbe pesantemente minato la centrale, pronto a farla detonare in caso di rottura delle linee di difesa e penetrazione delle forze armate ucraine nella regione. Sin da subito fonti del Cremlino avevano fermamente rispedito le accuse al mittente, assicurando che non ci fosse alcun piano o intenzione per distruggere la centrale nucleare e che, semmai, fossero i servizi ucraini a preparare un attacco missilistico per fare, letteralmente, terra bruciata. Era seguito un teatrino di botte e risposte, accuse e smentite da una parte e dall’altra, mentre nel mondo la tensione dialettica dei due nemici montava la preoccupazione di decine di cancellerie, intimorite che, sotto la cenere della propaganda (di entrambi i Paesi) ci potesse essere qualcosa di vero.
Ergo, pressioni internazionali e approvazione di una commissione di inchieste da parte di un organo, teoricamente, terzo, l’AIEA. Dopo essere stati accolti dai reparti russi di guardia alla centrale, e dopo una settimana di indagini “sul campo”, i primi risultati delle indagini sono arrivate alla scrivania di Rafael Mariano Grossi, Direttore Generale dell’AIEA, che ha comunicato: “Non è stata osservata alcuna attrezzatura militare pesante, esplosivi o mine”.
Una dichiarazione che rassicura non pochi osservatori, che vedono il rischio di una nuova, e forse maggiore, Chernobyl sempre più lontano. Tuttavia, precisa Mariano nello stesso comunicato, le indagini sono ancora in corso e gli ispettori “stanno ancora aspettando di poter accedere ai tetti degli edifici del reattore”.
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