05 Aprile 2023
Richard Branson, fonte: imagoeconomica
Ha dichiarato bancarotta la Virgin Orbit e per ora non decollerà più. La società di Richard Branson specializzata nel lancio di satelliti ha infatti presentato istanza di fallimento lo scorso 4 aprile. Di Virgin Orbit si ricorda recentemente il primo lancio europeo datato 9 gennaio e avvenuto nel Regno Unito: la missione Start Me Up è seguita ai precedenti cinque voli decollati dalla California. Ma il sogno del multimiliardario si è spento, il razzo non ha raggiunto l'orbita ed il suo carico di satelliti commerciali e per la difesa è finito dritto nell'oceano.
Un incidente fatale. La Virgin Orbit dichiara bancarotta, anche e soprattutto perché l'azienda ha dovuto sospendere le operazioni e licenziare quasi tutti i suoi dipendenti a marzo per risparmiare denaro. L'incidente aveva coinvolto il Cornwall Spaceport. La specialità dell'azienda fondata da Branson era quella di mandare in orbita satelliti attraverso il lancio di piccoli razzi da un aereo Boeing 747 modificato.
Ora l'obiettivo dell'imprenditore britannico è quello di trovare un buon acquirente e la richiesta è stata presentata ai sensi del Capitolo 11, la principale norma fallimentare degli Stati Uniti che consente alle imprese una ristrutturazione a seguito della dichiarazione di fallimento. L'alternativa è ricorrere a leggi statali. Ma non è una strada da intraprendere secondo l'ad di Virgin Orbit, Dan Hart che ha spiegato: "Il Capitolo 11 rappresenta il miglior modo per identificare e finalizzare una vendita efficiente e che ne massimizzi il valore".
Sempre Hart, rammaricandosi, ha dichiarato: "Sfortunatamente, non siamo stati in grado di garantire i finanziamenti per fornire un percorso chiaro per questa azienda. Non abbiamo altra scelta che implementare cambiamenti immediati, drammatici ed estremamente dolorosi".
Il fallito lancio europeo nel Regno Unito ha provocato, come detto, la caduta di Virgin Orbit. Dopo quel caso, l'azienda aveva messo al corrente del licenziamento dell’85% della sua forza lavoro, preannunciando di fatto la chiusura dei battenti. Sono rimasti in un centinaio i dipendenti, ultimi superstiti del progetto lanciato nel 2017.
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