03 Marzo 2023
Fonte: Euractiv
Quella che può apparire come una semplice prassi istituzionale, per i filorussi della Moldavia è molto di più. Il Parlamento moldavo ha approvato in prima lettura il cambio della lingua ufficiale dal moldavo al rumeno. Una mossa che rischia di aggravare la tensione con la parte filorussa del paese, che chiede venga osservata la neutralità, in modo che la Moldavia non sia trascinata in operazioni di guerra e che non venga unificata con la Romania. Il cambio di lingua, in tal senso, rafforza il sospetto di Mosca che l'obiettivo sia la “Grande Romania”.
La controversa riforma, votata in prima lettura da 56 deputati, è stata motivata dalla necessità di modificare la Carta fondamentale del Paese in linea con quanto chiesto dalla Corte costituzionale in una vecchia sentenza del 5 dicembre 2013, secondo cui appunto la lingua di Stato della Moldavia è il rumeno. Il progetto di legge ha suscitato forti critiche da parte del blocco di opposizione dei comunisti e dei socialisti, che hanno provato anche a bloccare i lavori dell'Aula portando degli striscioni e cartelli con scritte come “non prendete in giro la Costituzione” e “Moldavia, moldavi, moldavi”. Il moldavo e il rumeno sono praticamente la stessa lingua, ma la riforma ha un valore simbolico molto forte per una parte della popolazione. Viktor Mosneag, editore del principale quotidiano moldavo, Ziarul de Garda, ha scritto che tutti, nella capitale Chisinau, “sanno e ammettono che la lingua parlata è il romuno, compresi i politici, negarlo fa parte degli interessi di parte di ciascuno”.
Nel Paese, che fino al 1991 era parte dell'Unione sovietica, i filorussi sono molti e più della metà dei 2 milioni di moldavi parla russo e molti certificati ufficiali sono ancora in due lingue, in romeno e in russo, nonostante la recente legge della presidente Maia Sandu che bandisce il cirillico nei ministeri. Il loro timore è che i filoeuropei puntino a una unificazione con la Romania, che garantirebbe tra l'altro l'accesso all'Unione europea, alla cui adesione il paese è ufficialmente candidato dallo scorso giugno. I manifestanti moldavi che sono in piazza a Chisinau hanno chiesto le dimissioni de presidente Maia Sandu e le elezioni anticipate.
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