27 Gennaio 2023
Quando il presidente era Jair Bolsonaro, il Brasile, per la Francia, era solamente l’avversario battuto nella finale dei Mondiali del 1998. Un ricordo calcistico. Fine. Niente rapporti istituzionali, zero cooperazione, solo critiche che il capo dell’Eliseo, Emmauel Macron, non lesinava al leader di destra. Ora che è tornato il “compagno” Lula, invece, il presidente francese ha alzato il telefono per riallacciare i contatti. E per riaprire un filo diretto tra Francia e Brasile.
Non è un caso che la nota ufficiale parli “della comune lotta contro gli attacchi dell’estrema destra alla democrazia”. L’ufficio stampa della presidenza brasiliana ha reso noto che “il presidente Lula ha indicato a Macron di aver discusso con gli altri partner del Mercosur la necessità di concludere i negoziati dell'accordo Mercosur-Unione europea” in riferimento al mercato comune dell’America meridionale. Lula ha evocato l'importanza di creare una zona di libero scambio tra le Nazioni sudamericane e quelle comunitarie durante la sua recente visita in Argentina e Uruguay. Durante lo scalo a Montevideo, il capo dello stato brasiliano ha affermato che è prioritario chiudere l'accordo con Bruxelles prima di affrontare un negoziato con la Cina sullo stesso tema. L’Ue e il Mercosur hanno raggiunto un accordo quadro nel 2019, che per entrare in esecuzione deve essere approvato dai parlamenti nazionali. Tuttavia negli ultimi quattro anni i negoziati sono avanzati meno del previsto, in particolare per le perplessità di Francia, Germania e di altri paesi europei, sulla politica ambientale di Bolsonaro. Lula, insediatosi l'1 gennaio scorso, ha promesso di lavorare in difesa dell'Amazzonia e ha proposto in questo ambito azioni congiunte con la Ue.
Durante la conversazione telefonica il leader brasiliano ha fra l'altro invitato Macron a visitare Brasilia e il cantiere navale di Itaguai, nello Stato di Rio de Janeiro: un cantiere figlio del Piano di azione sulla cooperazione strategica che Lula firmò con l’ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, a fine 2008. Da qui discese la corposa commessa, oltre 6,5 miliardi di dollari, per costruire sottomarini convenzionali modello Scorpene, un sottomarino destinato alla propulsione nucleare e il centro di costruzione, rimessaggio e assistenza dei mezzi. L’accordo stretto tra la brasiliana Odebrecht e la francese Dcns (oggi Naval Group) tagliò fuori ogni altro possibile aspirante.
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