10 Gennaio 2023
Flavio Dino, ministro della giustizia del Brasile, comunica che sono stati emessi i mandati di arresto per i presunti finanziatori delle proteste pro-Bolsonaro. Lula ha garantito che "tutti i responsabili saranno individuati e giudicati".
Domenica 8, a Brasilia, in migliaia hanno dato assalto ai palazzi delle istituzioni, Parlamento, governo e Corte suprema, simboli dello Stato. Sono i sostenitori di Bolsonaro, l'ex presidente, ora ricoverato in Florida. Egli ha cercato di prendere le distanze dagli atti di violenza definendoli "illegali", ma ha aggiunto che a suo avviso non sarebbero diversi da quelli commessi da militanti di sinistra nel 2013 e 2017.
In 1500 sono stati arrestati durante l'irruzione e sono accusati di tentato colpo di Stato. Il presidente Luiz Inacio Lula da Silva ha fatto capire che per quelli che ha definito "terroristi" sarà adottato il pugno duro e non ci sarà clemenza per chi ha perpetrato un attacco "vandalico e fascista".
Tra i colpevoli non ci sono solo i presenti all'assalto, ma anche chi l'ha diretto a distanza e chi l'ha finanziato. Il ministro della Giustizia Flavio Dino ha fatto sapere che sono stati emessi mandati d'arresto in dieci Stati del Brasile. Sono sospettati, ad esempio, di aver finanziato il noleggio di autobus per portare gli estremisti nella capitale. Il presidente ha paventato l'ipotesi che "siano stati finanziati da uomini d'affari anche all'estero”.
La somiglianza con l'attacco a Capitol Hill il 6 gennaio 2021 non sono passate inosservate. Dagli Usa Biden manda il suo "sostegno incrollabile" a Lula. La Casa Bianca scrive in una nota: "Il presidente Biden condanna la violenza e gli attacchi alle istituzioni democratiche e al trasferimento pacifico del potere. I due leader hanno deciso di lavorare insieme a stretto contatto per i problemi che devono affrontare gli Stati Uniti e il Brasile, tra cui cambiamento climatico, sviluppo economico, pace e sicurezza".
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