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Corruzione Bruxelles, il silenzio del Marocco: il governo tace e la stampa elogia l’operato dei servizi segreti di Rabat

La stampa in Marocco tace sul coinvolgimento della diplomazia di Rabat nell'inchiesta Qatargate, ma l'ex premier marocchino Aziz Akhannouch denuncia il francese José Bové per diffamazione: aveva dichiarato di esser stato oggetto di tentativi di corruzione

23 Dicembre 2022

Corruzione Bruxelles, il silenzio del Marocco: il governo tace e la stampa locale elogia l’operato dei servizi segreti

Da Rabat il silenzio assordante si fa notare e investe completamente la monarchia del Marocco. Dall'Europarlamento c'è ancora sdegno e timore per il caso dell'inchiesta Qatargate, che ha visto coinvolti in un caso di corruzione alcuni europarlamentari tra cui l'ex vicepresidente Eva Kaili oltre al suo compagno, Francesco Giorgi, che però ha ceduto alle pressioni e, dinanzi alle domande della Procura europea, ha cominciato a parlare. Ma in Marocco le cose come stanno? Una sola rivista ha citato il presunto coinvolgimento del paese. Tutti gli altri giornali locali invece elogiano il lavoro dei servizi segreti e, naturalmente la monarchia. Una monarchia che ha fatto recentemente parlare di sé a causa della sparizione della regina Salma Lalla che non compare più in pubblico da moltissimi anni e, nel paese nordafricano, c'è anche chi dice che sia morta.

Corruzione a Bruxelles, Aziz Akhannouch denuncia per diffamazione il deputato francese José Bové

L'unica risposta arriva dal premier marocchino Aziz Akhannouch ha intanto fatto causa per diffamazione all’ex deputato francese José Bové, che, in un’intervista alla radio France Inter, ha affermato di essere stato "oggetto" di tentativi di "corruzione quando era relatore della commissione per il commercio estero tra il 2009 e il 2014".

Oliver Baratelli, legale del primo ministro marocchino, ha affermato che il diplomatico è "estremamente scioccato dalle accuse infondate mosse da José Bové", spiegando che "è una questione scandalosa dell’onore (del ministro, ndr) e della sua onestà". In quegli anni indicati infatti dal diplomatico francese, il Marocco aveva effettuato degli scambi con l'Europa facendo approvare la vendita di alcuni prodotti itticiAkhannouch era ministro dell’agricoltura e della pesca e nel 2012 ottenne dall’Ue un accordo sulla liberalizzazione degli scambi di prodotti agricoli e ittici.

Euroscandalo, il Marocco tace e la stampa elogia i servizi segreti di Rabat

Il primo colpo a quegli accordi tra Rabat e Ue arrivò con una sentenza del 29 settembre 2021, un tribunale dell’Ue ha dichiarato gli accordi commerciali Ue-Marocco non validi poiché erano stati concordati senza il consenso del popolo del Sahara occidentale, che Rabat insiste ad indicare come parte integrante del regno alawita. Tuttavia, i trattati sono rimasti in essere in attesa della decisione della corte d’appello.

Le autorità marocchine invece non hanno ancora rilasciato nessuna dichiarazione ufficiale sull'euroscandalo. In Marocco alcuni giornalisti dissidenti hanno denominato "Moroccogate", nessuna parola nemmeno da parte della stampa locale. Il giornalista Ali Lmrabet critica, infatti, in un tweet la "stampa addomesticata" che non risponde "alle pesanti accuse di corruzione a cui è sottoposto" il governo del Marocco.

Corruzione a Bruxelles, perché il Marocco è coinvolto e cos'è l'accordo Mediterraneo

Dietro al coinvolgimento marocchino nello scandalo europeo c’è soprattutto "l'Accordo euromediterraneo" tra Unione europea e Marocco. Si tratta di accordi commerciali da 400 milioni di euro in fondi liquidi e ben 35 miliardi di scambi commerciali, ma che è importante soprattutto come legittimazione politica dello sfruttamento delle risorse e dell’occupazione del Sahara occidentale da parte del Marocco. Secondo quanto riporta il Manifesto, l’euroscandalo ha messo in evidenza alcune pratiche utilizzate dalla Dged per "un’azione persuasiva" e il "controllo" di alcuni eurodeputati intercettati con l’utilizzo di Pegasus, lo spyware sviluppato dalla società israeliana NSO Group.

È importante poi da tenere in conto che l’eurodeputato Andrea Cozzolino, uno dei protagonisti dello scandalo anche se non coinvolto nell'inchiesta della procura e quindi non indagato, ha ricoperto il ruolo di membro della commissione parlamentare d’inchiesta proprio sullo spyware israeliano. Inoltre, in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Domani, Sophie in’t Veld, relatrice della commissione d’inchiesta dell’Ue che indaga sull’uso di Pegasus e di spyware di sorveglianza equivalente (Pega), ha spiegato che "Eva Kaili ha provato a frenare le indagini sul software Pegasus" quando si parlava dello scandalo intercettazioni in Grecia.

Human Rights Watch, in un lungo report uscito lo scorso luglio, ha accusato il governo marocchino di spiare attivisti e giornalisti impegnati nella difesa dei diritti umani in Marocco e nel Sahara Occidentale. Tra i più noti ci sono lo storico Maati Konjib nel 2019 e il giornalista investigativo Omar Radi nel 2020, quest’ultimo ancora in carcere e premiato solo qualche giorno fa con il “Premio dell’Indipendenza” da Reporters Sans Frontières. L’attivista sahrawi Mohamed Dihani ha inoltre spiegato al Messaggero che “lo spyware Pegasus è stato usato come braccio armato degli 007 marocchini per ricattare l’Europa e il resto del mondo. Hanno spiato per tre anni giornalisti, politici algerini e francesi”. “Nel 2019 è stato pubblicato un primo documento dalla Commissione europea, e quest’anno un secondo, che invita tutti i politici a prestare attenzione, denunciando il fatto che ci sono più di 500 agenti segreti marocchini infiltrati nelle istituzioni dell’Ue”, conclude Dihani.

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