17 Giugno 2022
Volodymyr Zelensky e Mario Draghi
Le dichiarazioni del premier Mario Draghi rilasciate ieri durante la conferenza stampa, hanno terrorizzato il mondo che oggi cerca di capire quali soluzioni diplomatiche corrono lungo la linea dell'orizzonte per risolvere il problema della carenza di grano. Dalla telefonata di Draghi a Putin infatti non è cambiato nulla e si è reso necessario un viaggio direttamente nella capitale colpita dalla guerra. Ciò che emerge è un report consegnato direttamente dal Presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Macron, Sholz e Mario Draghi: ci sono soltanto due settimane per trasportare il grano o i silos dovranno essere svuotati. In realtà non è detto il grano contenuto in essi sia ancora lavorabile.
E quindi prendere o lasciare: o si accetta di non avere più grano per i prossimi mesi oppure serve immediatamente l'intervento dell'ONU che, da tre settimane si trova a Mosca con il compito di instaurare una relazione diplomatica con i vertici del Cremlino. E possiamo dire che la missione dell'ONU a Mosca è già fallita visto che il grano non è ancora partito.
L'unico carico di grano che ha lasciato il Mar Nero è stato quello trasportato dalle navi da guerra russe verso i paesi del nord Africa che potranno almeno non temere una carestia. Per questo Macron cerca di coinvolgere anche il premier rumeno che assicura di poter utilizzare il porto di Costanza sul Mar Nero per il trasporto del grano. Due sarebbero le rotte: o quella di via terra attraverso la Polonia con passaggio a Leopoli, oppure quella via terra fino alla Romania per poi proseguire in mare dal porto di Costanza. Poi c'è la terza via che è quella originale: lo sminamento dei porti di Odessa e il trasporto via mare del grano che ormai sta fermentando nei silos con la speranza che arrivi ancora integro. È ammesso che si riesca ad operare 1 sminamento grazie all'impegno dei paesi membri, draghi sostiene che serve il sigillo dell'ONU per garantire sicurezza e solidità.
Zelensky si dice pronto a inviare il grano, ma solo con la garanzia che Putin non invada Odessa. Eppure qualche settimana fa l'accordo sembrava quasi raggiunto, ma fu il presidente ucraino a tirarsi indietro, dicendo di non fidarsi degli accordi presi tra Putin e l'Europa con la vigilanza dell'ONU. Cosa potrebbe cambiare adesso? Probabilmente il fatto di aver ricevuto le armi da tutti i paesi che hanno deciso di donarle, compresa l'Italia. Il tutto diretto sotto l'egida della NATO e degli Stati Uniti d'America.
di Maria Melania Barone
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