03 Maggio 2022
Yacht (Fonte Twitter @Area51cinqueuno)
Jessika Nilsson, un'imprenditrice svedese ha pensato di creare un sito web per monitorare gli spostamenti degli yacht russi e aiutare le autorità a sequestrarli. La donna gestiva una start-up da Città del Capo, in Sudafrica, ma gli ultimi sviluppi sembrano non averla lasciata indifferente. "Questo è il mio progetto, isolare gli oligarchi e metterli contro Putin togliendo loro i giocattoli", ha dichiarato Nilsson. Funziona? Finora, non ha avuto grande successo, come da lei stesso dichiarato.
È da quando è scoppiata la guerra che Nilsson pensa a come poter mettere i bastoni tra le ruote ai russi. Così ecco l'idea: sostenere le sanzioni e in particolare il congelamento degli yacht agli oligarchi dichiarando alle autorità dove si trovano. "Abbastanza rapidamente ho pensato che avrei potuto costruire un tracker per monitorare gli yacht degli oligarchi russi", racconta l'imprenditrice a Ekonomibyrån. Dopo aver proposto l'idea ad un gruppo di amici, ha costruito un sito web con una mappa che mostra il movimento delle barche appartenenti agli oligarchi sanzionati in tutto il mondo.
Se gli yacht cambiano rotta, vengono rintracciati. Sul sito web infatti è possibile accedere all'account twitter che viene aggiornato ogni qualvolta i panfili si muovono. Lo strumento si basa sulla cosiddetta tecnologia AIS: quest'ultima permette di identificare e seguire i movimenti delle navi. Tramite il sistema di identificazione automatica che tutte le navi passeggeri e le imbarcazioni più grandi devono avere, vengono identificate da un numero specifico che proviene dal Maritime Mobile Service Identity (MMSI) o dall'International Maritime Organisation.
Nilsson qualche settimana fa ha cercato di fare una soffiata all'FBI. "Si poteva vedere come molti stavano facendo rotta verso la Turchia. Si muovevano in acque europee. Quindi è stato un po' frustrante che non siano stati presi allora, perché sapevamo che sarebbero andati in Turchia dove probabilmente sarebbero stati al sicuro". L'altro "porto sicuro" sono le Maldive: "Molte persone vanno lì perché hanno una sorta di rifugio".
Mentre a Panama, racconta Nilsson "abbiamo potuto vedere come uno yacht è andato accidentalmente in acque americane, purtroppo solo molto brevemente. Così abbiamo cercato di fare una soffiata all'FBI, ma era troppo tardi".
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