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L'Ungheria dice no all'embargo del petrolio russo. Nuova grana per l'Europa

Martedì 3 maggio probabilmente si decide la linea da adottare ma i Paesi come Ungheria e Slovacchia hanno bisogno di tempo. Il vicepremier ungherese Gergely Gulya: "Non supporteremo mai l'estensione delle sanzioni al petrolio russo"

02 Maggio 2022

Petrolio

Petrolio: fonte twitter @siracusaoggi

L'Ungheria dice no all'embargo di petrolio russo. Ed il motivo è presto detto: il Paese dipende da una forte rete di approvvigionamento dalla Russia, difficile da sostituire. Non a caso il primo ministro Viktor Orban ha sottolineato: "il governo non cederà a nessuna pressione per estendere le sanzioni contro la Russia al gas o al petrolio, poiché ciò ucciderebbe l'economia ungherese". Nella stessa situazione si trova la Slovacchia ed infatti si sta pensando di escludere questi due paesi dall'embargo. Una strada in salita che potrebbe costringere l'Ue ad adottare una linea "light": la nuova bozza "a causa" di queste complicazioni, prevede un embargo a partire dall'anno prossimo.

L'Ungheria dice no: "Petrolio russo troppo importante per noi"

Ancora più netto il vicepremier ungherese Gergely Gulya: "Non supporteremo mai l'estensione delle sanzioni al petrolio russo". "E dal momento che queste decisioni richiedono l'unanimità, non ha senso che la Commissione proponga sanzioni che intaccherebbero il gas naturale e il petrolio e che bloccherebbero le forniture per l'Ungheria". Quest'ultimo è un paese senza sbocco sul mare. E dipende totalmente dagli oleodotti russi non essendo collegata a oleodotti europei

Ungheria dice no, Europa va verso la soluzione "alla tedesca"

La Von der Leyen così pare aver abbracciato la linea di Berlino: "Un bando al petrolio russo per gradi per rompere lo stallo tra le Cancellerie e mostrare il blocco europeo compatto nell'affrontare - con l'arma delle sanzioni - la Russia di Putin". Chi ha posizioni rigide o rigidissime dovrà farsene una ragione: non tutti gli Stati sono gli stessi e c'è chi ha bisogno di più tempo per trovare le alternative. Considerato l'acquisto del 25% del suo greggio con un versamento giornaliero di 261 milioni di euro, la tabella di marcia spinge l'embargo pieno solo dal primo gennaio del nuovo anno.

Una posizione appoggiata soprattutto dagli Stati che dipendono al 100 per cento o quasi dalla "benzina" di Putin: Ungheria, Slovacchia e Romania, appunto.

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