22 Marzo 2022
fonte: Twitter @CronacheNuoresi
È morto dopo tre settimane di agonia Yvan Colonna, militante indipendentista corso aggredito in carcere lo scorso 2 marzo. Da allora Colonna versava in gravissime condizioni in ospedale, dove i medici avevano già riscontrato la morte cerebrale del 61enne. La sua aggressione aveva scatenato profonda indignazione nella popolazione corsa, provocando violenti scontri tra le forze dell'ordine e i manifestanti indipendentisti in varie città della Corsica. Al grido di "Stato francese assassino" i militanti avevano accusato le autorità francesi di non aver fatto nulla per impedire che Colonna venisse ucciso, aspettando otto minuti prima di intervenire.
Yvan Colonna si trovava in carcere per l'uccisione del prefetto Claude Erignac, avvenuta nel 1998 ad Ajaccio. Rimasto latitante per cinque anni, venne arrestato il 4 luglio 2003 in un ovile del villaggio di Olmeto, nel sud della Corsica. Nonostante abbia sempre professato la propria innocenza fu condannato all'ergastolo, con ricorso in cassazione respinto l'11 luglio 2012.
L'aggressione che ha causato il decesso di Yvan Colonna è avvenuta lo scorso 2 marzo all'interno del carcere di Arles, nel sud della Francia. Stando a quanto dichiarato dalle autorità, a seguito di un litigio l'indipendentista è stato aggredito dal detenuto camerunense Franck Elong Abé, offesosi per alcune affermazioni sull'islam pronunciate da Colonna. Il 17 marzo successivo il governo francese aveva deciso la sospensione della pena per Colonna, all'indomani delle dichiarazioni sull'autonomia corsa del ministro dell'Interno francese, Gérald Darmanin, che arrivando ad Ajaccio aveva detto: "Siamo pronti ad arrivare fino all'autonomia. Ecco, la parola l'ho detta".
Dichiarazioni che erano state accolte con favore da Gilles Simeoni, presidente della regione: "Sono parole importanti, che aprono una prospettiva, ma sono parole alle quali adesso bisogna dare un seguito e una concretizzazione". Gli indipendentisti del Fronte di liberazione nazionale della Corsica avevano però minacciato di riprendere la lotta armata di fronte al "disprezzo" di uno Stato che rifiuta di vedere la realtà nella rivolta delle ultime settimane: "Da noi, la rivolta provoca l'insurrezione".
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