Le possibili alternative di Piazza Gae Aulenti
Una possibile alternativa per Unicredit è individuare un nuovo partner. L’opzione internazionale resta aperta, con diversi candidati, tra cui la francese Bnp Paribas. Anche Azimut, l’asset manager milanese guidato da Pietro Giuliani ha siglato a fine 2022 una partnership con la banca per distribuire prodotti di risparmio gestito in Italia. L’accordo, operativo dal 2023, prevede un diritto di prelazione per Unicredit, che potrebbe rilevare la joint venture entro il 2028. L’ipotesi più probabile resta tuttavia una crescita organica basata sulla piattaforma Onemarkets e su un modello multi-partner. Dopo aver raccolto 22 miliardi in due anni e mezzo, la banca potrebbe ampliare l’offerta distribuendo il lavoro tra gestione interna e mandati esterni, sfruttando la propria dimensione per ottenere condizioni migliori dai grandi gestori e sostenere lo sviluppo senza nuovo capitale.
Fusione vita Unicredit
Nel 2026 è, inoltre, prevista la fusione tra Unicredit Life Insurance e Unicredit Vita Assicurazioni, a completamento delll’internalizzazione delle attività bancassicurative vita. La guida è affidata ad Alessandro Santoliquido, responsabile del group insurance, che mira a rafforzare gradualmente le strutture interne, riducendo la dipendenza dai partner esterni. Per quanto riguarda il ramo danni, la situazione resta ancora aperta, dato che l’accordo con Allianz è valido fino al 2027. Il presidente di Unipol Carlo Cimbri non ha chiuso le porte a una collaborazione con Unicredit: "Noi andiamo avanti per la nostra strada ma in futuro è tutto possibile, io non escludo nulla". Secondo le recenti analisi, la partnership tra le due realtà avrebbe senso, ma rimane poco probabile una più ampia operazione di m&a che coinvolga anche la banca modenese Bper, partecipata di Unipol al 19%.
La strada di Generali
Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, la banca ha costruito una partecipazione rilevante nella compagnia Generali, arrivando a detenere il 6,7% e sostenendo in assemblea la lista di Francesco Gaetano Caltagirone, ridotta poi al 2 %. Durante un’audizione parlamentare davanti alla Commissione Banche, il CEO di Unicredit, Andrea Orcel ha mantienuto prudenza: "Si è trattato di un investimento finanziario. All’inizio vedevamo possibilità di collaborazione, ma non essendoci gli estremi, la partecipazione è scesa e al momento rimane così. Vedremo cosa accadrà".
Gli esperti di mercato hanno individuato due possibili strategie: un investimento in Banca Generali, considerata non più strategica dal ceo Philippe Donnet e messa più volte sul mercato negli ultimi tre anni, oppure una collaborazione nell’asset management dopo la separazione dal gruppo francese Natixis. Le decisioni future dipenderanno comunque dagli equilibri di governance che si andranno a definire e dalle conseguenze sul cda della compagnia triestina, effetti indiretti dell’Opas di Montepaschi su Mediobanca, primo azionista con il 13,2%.
Il fronte Internazionale: Commerzbank
A livello internazionale, Commerzbank rimane l’obiettivo principale di Unicredit, anche se al momento la scalata rimane in stallo. Piazza Gae Aulenti detiene il 26% del capitale della banca tedesca e punta al 29%, ma il governo tedesco e l’amministratore delegato Bettina Orlopp continuano a opporsi. Orcel ha dichiarato di rispettare le decisioni della controparte, pur continuando a monitorare la situazione.
Sul fronte greco, la situazione appare più collaborativa. Recentemente, Unicredit ha ottenuto l’autorizzazione della Bce a salire fino al 29,9% di Alpha Bank, uno dei principali istituti di Atene, e ha già raggiunto una quota complessiva del 29,5%. La collaborazione con il gruppo greco è iniziata nel 2023 con la fusione delle controllate in Romania e la creazione di AlphaLife. Secondo alcuni analisti, questa partecipazione potrebbe essere preparatoria a un’eventuale opa totale, anche se l’elevato valore del titolo negli ultimi mesi e la limitata sinergia rendono l’operazione al momento meno conveniente. L’obiettivo principale rimane consolidare la presenza in un mercato in forte crescita e con prospettive di redditività superiori alla media europea.
Per quanto riguarda l’Italia, nel suo intervento davanti alla Commissione Banche, Orcel ha ribadito l’importanza strategica del Paese per Unicredit, escludendo però un ritorno sul dossier Banco Bpm: "Col risiko bancario non si può mai dire mai, ma Banco Bpm non è più un target attraente per Unicredit come in passato". Tuttavia, alcuni fattori potrebbero aprire nuove opportunità tra cui l’avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione Ue sul Golden Power italiano, la progressiva uscita di Unicredit dalle attività retail in Russia (prevista entro la prima metà del 2026) e, infine, la possibile necessità di contrastare l’avanzata del Crédit Agricole su Banco Bpm. Questi elementi potrebbero creare le condizioni favorevoli per un’eventuale grande operazione di M&A in Italia, coerente con la strategia di Unicredit.