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Terzo polo bancario MPS - Banco BPM, sul tavolo cessione di Anima a Credit Agricole con uscita da Piazza Meda e sportelli ad Unicredit – RUMORS

Proseguono le trattative per il progetto di “Terzo polo bancario allargato” MPS–Mediobanca con Banco BPM, anticipato in esclusiva da Il Giornale d’Italia, mentre resta da sciogliere il nodo Crédit Agricole, oggi primo azionista di Piazza Meda con il 25% e interessato a rilevare l’istituto guidato da Giuseppe Castagna

21 Novembre 2025

Terzo polo bancario MPS - Banco BPM, sul tavolo cessione di Anima a Credit Agricole con uscita da Piazza Meda e sportelli ad Unicredit – Rumors

Luigi Lovaglio, Mps - sx alto - Giuseppe Castagna, Banco bpm - al centro - Oliver Gavalda, Credit Agricole Francia - dx alto- Andrea Orcel, Unicredit -sx basso- Giancarlo Giorgetti, Mef -dx basso

Proseguono le interlocuzioni per la realizzazione "Terzo polo bancario allargato" MPS - Mediobanca con Banco BPM, anticipato a luglio scorso in esclusiva da Il Giornale d'Italia, con la necessità di risolvere il "nodo" di Credit Agricole, primo azionista di Piazza Meda con il 25% e interessato ad acquisire l'istituto guidato da Giuseppe Castagna

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Dai rumors raccolti da Il Giornale d'Italia, Credit Agricole, non contrastabile tramite esercizio del Golden Power, a differenza di quanto fatto con Unicredit, potrebbe accettare una sorta di "ritirata" tramite uno "swap" con Anima Holding, società attiva nel risparmio gestito, detenuta al 90% circa da Banco BPM a seguito dell'Opa lanciata lo scorso novembre, con una parte del pacchetto detenuto dai francesi.

Nello specifico, ai prezzi di ieri, Anima Holding capitalizza € 1,98 miliardi, mentre BancoBpm € 18,9 miliardi, con una valorizzazione del 25% detenuto dai francesi pari ad € 4,75 miliardi. I residui € 2,75 miliardi potrebbero essere recuperati da Credit Agricole cedendo le azioni residue sul mercato o conferendoli nella futura Ops in fase di messa a punto da parte di MPS, capitalizzando una plusvalenza superiore ai 2 miliardi di euro rispetto ai valori di carico (praticamente il valore di Anima). Inoltre, Credit Agricole vorrebbe anche una parte degli sportelli di BancoBpm, da aggiungere al proprio network (ovvero, Cariparma, Creval - Credito Valtellinese -, Carispezia, Casse di Risparmio di Rimini, Cesena e San Miniato, FriulAdria, Credito Commerciale, Banca Fratelli Ceriana, Mediocredito Padano, etc).

Nel caso in cui l’istituto di Piazza Meda cedesse Anima, a quel punto potrebbe liberarsi dal "peso" della mancata approvazione del Danish Compromise, ovvero un meccanismo che offre agevolazioni contabili alle banche che detengono partecipazioni in compagnie assicurative, riducendo l’assorbimento di capitale regolamentare e favorendo la competitività e le operazioni di fusione. Approvato dall’Unione Europea nel 2012, il Danish Compromise prende il nome dalla Danimarca, all’epoca alla presidenza del Consiglio UE. Quando lo scorso novembre Banco BPM ha lanciato l’Opa su Anima SGR tramite Banco BPM Vita, l’EBA (Autorità Bancaria Europea) ha negato l'applicazione del Danish Compromise, riducendo conseguentemente il ritorno sull’investimento da oltre il 15% a circa l’11% secondo alcune stime, con un consumo di capitale significativamente maggiore.

Il Terzo Polo bancario "allargato", il ruolo di Unicredit e la procedura d'infrazione Ue sull'esercizio del Golden Power

La Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione contro l'Italia per la sua legge sul golden power nell'ambito dell'Ops Unicredit - Banco Bpm per "incompatibilità dei poteri discrezionali nelle fusioni bancarie con il diritto dell'Unione europea in Italia". Bruxelles ha inviato una lettera di messa in mora, ritenendo che il governo abbia ostacolato la libera circolazione dei capitali e interferito con Commissione e BCE. L'intervento dell’Antitrust europeo secondo la Commissione Ue "non riguarda un caso specifico ma la legislazione italiana". Sul tavolo c'era anche l'ipotesi di un accordo mediato dal ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, secondo cui i partiti di maggioranza avrebbero garantito di sostenere Ursula von der Leyen e la sua Commissione, come anticipato da Il Giornale d'Italia

Golden power su ops Unicredit-Banco BPM, avviata procedura di infrazione per l'Italia, Bruxelles invia lettera di messa in mora, Giorgetti: "Risponderemo"

In relazione a questo, Andrea Orcel, Ceo di Unicredit, ha sottolineato la volontà di "non voler più vedere l’istituto coinvolto nelle tensioni degli ultimi mesi". Secondo le informazioni raccolte da Il Giornale d'Italia, UniCredit, a seguito della combinazione di BPM all'interno di MPS-Mediobanca e della conseguente sovrapposizione di alcune filiali bancarie, potrebbe ottenere "a ristoro", una parte dei circa 209 sportelli di Banco BPM. Si stima infatti che circa il 14% della rete attuale di 14.000 filiali complessivamente presenti sul territorio italiano verrebbero messe in vendita nell’ambito dell’operazione con MPS guidata da Luigi Lovaglio.

In particolare nel Triveneto e in Lombardia, diversi sportelli di Banco BPM si sovrapporrebbero infatti a quelli di MPS. L’Antitrust potrebbe quindi imporre la vendita di filiali, come già accaduto con l’acquisizione di UBI da parte di Intesa Sanpaolo.Infatti, Intesa Sanpaolo per ottenere il via libera all'affare dovette cedere 532 filiali a Bper, per "scongiurare concentrazioni di mercato eccessive".

Questo scenario chiuderebbe il cerchio: da un lato favorirebbe la nascita del "Terzo Polo Allargato" e la risoluzione della questione legata ai francesi; dall’altro normalizzerebbe i rapporti con UniCredit, dopo le tensioni legate al blocco dell’OPA su Banco BPM tramite l’esercizio del Golden power

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Il ruolo di Francesco Gaetano Caltagiorne

Intanto, la Banca centrale europea ha dato il via libera a Francesco Gaetano Caltagirone per salire fino al 20% del capitale di Monte dei Paschi. Questo apre al costruttore romano la possibilità di rafforzare ulteriormente la propria posizione a Rocca Salimbeni, assumendo un ruolo ancor più centrale nella governance della banca. MPS è oggi l’azionista di maggioranza di Mediobanca, che a sua volta detiene il 13% di Generali: un intreccio che estende l’influenza di Caltagirone anche sul colosso assicurativo triestino, dove è già tra i soci di riferimento.

Secondo le ipotesi in campo, Caltagirone potrebbe decidere se mantenere una posizione da “king maker” sopra il 10%, incidendo sulla strategia del gruppo, oppure scendere sotto tale soglia e presentare una lista per il rinnovo del consiglio di amministrazione.

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