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La compagnia aerea islandese Play chiude senza preavviso con alcune migliaia di persone rimaste a terra

Il vettore sospende i voli per profonde difficoltà finanziarie con performance sotto le aspettative

29 Settembre 2025

La compagnia aerea islandese Play chiude senza preavviso con alcune migliaia di persone rimaste a terra

Basta, non gioca più la compagnia aerea PLAY. Stamattina, senza alcun preavviso, ha chiuso i battenti lasciando a terra centinaia di passeggeri. Saranno migliaia nei prossimi giorni. E verranno licenziati i circa 400 lavoratori. Succede in Islanda dove il sito del vettore (che più tardi parlerà di “profonde difficoltà finanziarie”) pubblica un comunicato di poche righe, di colpo: “Caro passeggero, abbiamo cessato le operazioni e cancellato tutti i voli. Ti consigliamo di cercare una soluzione alternativa con altre società che potrebbero offrirti tariffe di favore, viste le circostanze”. Seguono generici consigli per ottenere il rimborso, nel caso il viaggio sia stato pagato con carta di credito; oppure all’interno di un pacchetto che prevedeva anche la sistemazione alberghiera, in Islanda. Poi, PLAY dà l’arrivederci e grazie. Stamattina, dall’aeroporto di Keflavìk, non lontano dalla capitale del Paese, sono partiti sul filo di lana solo cinque aerei di PLAY (con destinazione Amsterdam, Copenaghen, Dublino, Londra Stansted e Parigi Charles de Gaulle). I decolli, molto presto al mattino. Poi, dalle 10 e 30, tutti i collegamenti sono stati annullati. Avrebbero dovuto raggiungere, nell’ordine, Tenerife, Lisbona, Spalato, Baltimora negli Stati Uniti, Barcellona e Vilnius. Non erano previsti oggi viaggi verso Verona Villafranca, l’unico scalo italiano che PLAY raggiunge – anzi, raggiungeva – delle sue 25 destinazioni europee. In una nota, successiva all’interruzione delle operazioni, il Cda di PLAY spiega che “ci sono molte ragioni alla base di questa decisione. Le performance dell'azienda sono da tempo al di sotto delle aspettative; le vendite dei biglietti sono state scarse nelle ultime settimane e mesi a causa della copertura mediatica negativa; e i disaccordi interni tra alcuni dipendenti in merito ai cambiamenti strategici hanno ulteriormente aggravato la situazione”.

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