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Mediobanca a Mps, tanti successi per Nagel, ma 3 errori: dal no a Del Vecchio, al ritardo su acquisizione Banca Generali, all’uscita di Mario Greco

Quello di Nagel è stato un disegno industriale portato avanti tenendo conto dei trend di lungo periodo (sparizione grande industria, disruption tecnologica e regolamentare, invecchiamento della popolazione e conseguente passaggio generazionale, ecc.) che oggi ha delineato un modello di business di private & investment banking che è un unicum in Europa per posizionamento e redditività

18 Settembre 2025

Mediobanca a Mps, tanti successi per Nagel, ma 3 errori: dal no a Del Vecchio, al ritardo su acquisizione Banca Generali, all’uscita di Mario Greco

Alberto Nagel, milanese, 60 anni da poco compiuti, ha lasciato oggi la guida di Mediobanca sulla cui tolda di comando è stato per 20 anni. Se la presa di controllo della banca milanese da parte di Mps è stata un’operazione più politica che di mercato, vale la pena ricordare che Nagel è l’uomo che ha trasformato Mediobanca dall’animale novecentesco di Enrico Cuccia, metà tra holding di partecipazioni e banca d’affari, il cosiddetto “Salotto Buono”, in un gruppo bancario diversificato, specializzato, presente all’estero e orientato al wealth management, la grande vera ricchezza rimasta in Italia dopo la sparizione della grande industria. Una trasformazione che in vent’anni ha aumentato il perimetro dei ricavi di Mediobanca di quasi 5 volte e garantito agli azionisti rendimenti ai massimi livelli della media europea.

Una transizione portata avanti preservando i valori di prudenza, rigore e autonomia propri tipici della casa e dovendo affrontare anche qualche scossone come quando si è trovato a dover smaltire le “scorie” della vecchia Mediobanca e in un periodo storico finanziariamente a dir poco agitato, tra la crisi di Lehman Brothers del 2008 o quella del debito sovrano del 2012, attraversato senza un solo aumento di capitale (un unicum tra le banche italiane).

Un disegno industriale chiaro, iniziato nei primi anni 2000 integrando Compass con Linea e portandola da 30 milioni di utile a 300 milioni, lanciando CheBanca!, che ha innovato il modo di fare banca in Italia, sviluppando il Corporate & Investment Banking all’estero (oggi la maggior parte dei ricavi CIB viene dall’estero, anche grazie all’intuizione di acquisire Arma Partners nel 2023, primo operatore europeo di CIB nel settore digitaltech), uscendo da tutti i patti di sindacato e vendendo tutte le partecipazioni, lanciando Mediobanca Private Banking e portando per la prima volta nella storia del gruppo, con Mediobanca Premier, il brand Mediobanca a operare direttamente sul territorio, al servizio della fascia alta di clientela che in Italia detiene larga parte della ricchezza privata.

Quello di Nagel è stato un disegno industriale portato avanti tenendo conto dei trend di lungo periodo (sparizione grande industria, disruption tecnologica e regolamentare, invecchiamento della popolazione e conseguente passaggio generazionale, ecc.) che oggi ha delineato un modello di business di private & investment banking che è un unicum in Europa per posizionamento e redditività.

Errori? Nagel ne ha fatti solo tre: il primo quello di dire no a Leonardo Del Vecchio quando gli offrì 500 milioni per il rilancio di un noto ospedale milanese e il secondo quello di non aver spinto prima sull’acquisizione di Banca Generali, deal avanzato poi per difendersi dall’offerta senese. Sono stati due errori “veniali” di per sé, ma che alla fine gli sono costati la carica. Il terzo errore, forse l’unico importante, fu quello di aver favorito dieci anni fa l’uscita di Mario Greco dalla carica di a.d. delle Assicurazioni Generali. Greco ha dimostrato poi in Zurich di essere un manager capace di generare alto valore per gli azionisti.

Chissà se Greco tornerà a Trieste grazie ai nuovi soci forti di Mediobanca dietro Mps, Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, numero uno di Delfin. E chissà se Milleri riuscirà davvero, scalzato Nagel, a fare di Mediobanca, come ha in mente, la “JP Morgan d’Europa”.

Di Andrea Giacobino

Fonte: BlueRating

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