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EDF, verso cessione di Edison, valorizzazione tra i €10-12 mld; Monti: "Pronti a un’apertura del capitale"

La capitalizzazione riflette il valore delle azioni di Edison Risparmio (€250 mln, 2% del capitale); la valorizzazione teorica ammonta a circa €10-12 mld con indebitamento pari a 0 e un utile netto atteso di €300 milioni

13 Settembre 2025

Edison, possibile quotazione in Borsa per una governance più autonoma; capitalizzazione di circa 10 miliardi di euro - Rumors

Il futuro di Edison torna al centro dell’attenzione nei circoli finanziari: secondo alcune indiscrezioni rilanciate negli ultimi giorni, Electricité de France (EDF) starebbe valutando una riorganizzazione delle sue attività internazionali, e il dossier italiano risulterebbe tra i più strategici.

Si parla di una capitalizzazione di circa 10-12 miliardi di euro, che riflette il valore attuale delle azioni di Edison Risparmio, rappresentanti il 2% del capitale e quotate alla Borsa di Milano per il valore di €250 milioni; rapportando tale valore al 100% del capitale, la valorizzazione teorica è di €10-12 mld al netto dell'indebitamento pari a 0

L'utile netto atteso 2025 è di circa 300 milioni di euro, in leggero calo rispetto al 2024 dovuto al venir meno di alcune componenti straordinarie connesse ai prezzi dell'energia.

Le ipotesi

A Milano, si fa sempre più strada l’ipotesi che si stia aprendo una finestra di opportunità per riportare Edison — la più antica utility del Paese — verso una maggiore indipendenza e un radicamento più solido nel mercato nazionale. Questa prospettiva sta generando un notevole interesse tra gli operatori del settore e negli ambienti finanziari, dove si rafforza la convinzione che l’ipotesi di una quotazione in Borsa, a Piazza Affari, rappresenti la soluzione principale per la valorizzazione dell’azienda. 

Le parole di Monti

L’ipotesi ha alimentato speculazioni circa l’avvio di interlocuzioni preliminari con alcuni istituti bancari per valutare la fattibilità dell’operazione; tuttavia le indiscrezioni, allo stato attuale non trovano riscontri concreti. Va inoltre considerato che il nuovo management francese, sotto la guida del Presidente e CEO Bernard Fontana, si è appena insediato.

Il CEO Nicola Monti conferma la prontezza di Edison nel cogliere tale opportunità: "Siamo quotati con le azioni di Risparmio a Milano, quindi abbiamo già un’organizzazione che ottempera i requisiti Consob. Credo che sì, un’apertura del capitale sarebbe positiva per noi".

Sebbene ancora in fase di valutazione, questa opzione permetterebbe di delineare una soluzione concreta nel caso in cui EDF decidesse di rivedere il proprio impegno strategico sul mercato italiano: la logica industriale sarebbe quella di offrire a Edison una traiettoria di sviluppo più autonoma e trasparente.

L'ingresso di EDF in Edison

Nel 2001, EDF fece il proprio ingresso nel capitale di Edison e Monte Edison attraverso un’OPA realizzata con Italenergia, una cordata che includeva, tra gli altri, Fiat Energia, Carlo Tassara, Banco di Roma, Banca Intesa e San Paolo IMI. L’operazione sollevò un ampio dibattito nel Paese sull’opportunità di permettere a un operatore estero di assumere un ruolo di primo piano in un settore ritenuto strategico per l’economia nazionale. Già nel 2002, l'Antitrust europeo intervenne imponendo a EDF di ridurre la propria partecipazione; tuttavia, la società francese mantenne un presidio stabile nel capitale, fino a consolidare progressivamente la propria posizione di controllo negli anni successivi.

Il delisting 

Quella fase fu segnata da un’intensa competizione tra gli azionisti italiani e il gruppo francese, con divergenze significative sulla gestione della governance e sul controllo di asset chiave, in particolare nel settore del gas naturale. A opporsi all’espansione di EDF c’erano realtà industriali come AEM Milano e ASM Brescia — poi confluite in A2A nel 2008 — oltre a investitori di matrice finanziaria e alcune fondazioni bancarie. 

Alla lunga, le risorse finanziarie e il supporto politico di cui godeva Parigi risultarono determinanti: nel 2012, EDF promosse un’Offerta Pubblica d’Acquisto che portò al ritiro di Edison dal listino e al pieno assorbimento all’interno del perimetro del gruppo francese, con la liquidazione di A2A principalmente con impianti termoelettrici.

Edison negli anni

Nel tempo, Edison ha mantenuto un ruolo di primo piano all’interno del sistema energetico italiano. Nel 2024, la società ha registrato ricavi superiori ai 15 miliardi e un EBITDA pari a circa €1,7 miliardi. La capacità produttiva installata ammonta a circa 8 GW, di cui oltre 2,1 GW da fonti rinnovabili — prevalentemente idroelettrico, eolico e fotovoltaico — con l’obiettivo di raggiungere i 5 GW di potenza green entro il 2030. A supporto di questa transizione, Edison sta investendo anche in sistemi di accumulo e in impianti termoelettrici per garantire la flessibilità della rete.

Nel comparto gas, l’azienda è diventata il primo importatore privato in Italia. I contratti di lungo termine, tra cui uno recentemente siglato con Shell, rappresentano un pilastro per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nazionale, soprattutto in fasi di instabilità dei mercati.

Negli ultimi anni, la strategia societaria ha subito un’evoluzione significativa. In linea con le indicazioni del socio di controllo francese, Edison ha dismesso le attività di stoccaggio del gas, cedute a Snam nel 2020, per concentrare le risorse su: generazione, vendita al dettaglio e transizione energetica.

Per quanto riguarda le rinnovabili, Edison si posiziona tra i leader italiani nell’idroelettrico, con oltre 120 impianti distribuiti sul territorio, e ha intensificato lo sviluppo nel fotovoltaico e nell’eolico. Questo posizionamento strategico potrebbe rappresentare un asset di forte interesse per il mercato, soprattutto nell’ottica di una possibile futura quotazione in Borsa.

Il possibile valore sul mercato

Una Edison nuovamente quotata — e con una progressiva ricollocazione della proprietà verso soggetti italiani — raggiungerebbe una capitalizzazione di circa 10-12 miliardi di euro. Un valore di questo ordine la posizionerebbe tra i principali gruppi energetici quotati a Piazza Affari, alle spalle soltanto dei big come Enel, Eni e Snam.

Il quadro resta comunque in evoluzione, soprattutto per quanto riguarda il potenziale coinvolgimento di investitori istituzionali italiani — tra utility integrate e fondi infrastrutturali focalizzati sulla transizione energetica — e i possibili assetti politici che potrebbero accompagnare questa operazione, data la valenza strategica del settore energetico.

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