08 Settembre 2025
La Commissione Europea ha inflitto una sanzione di 2,95 miliardi di euro a Google, controllata da Alphabet, per aver violato le normative antitrust dell’Unione Europea nel settore della pubblicità digitale. L’indagine dell’UE ha accertato che l’azienda avrebbe favorito i propri servizi di tecnologia pubblicitaria display online, a discapito di fornitori concorrenti, inserzionisti e editori.
Secondo la Commissione, tra il 2014 e oggi Google avrebbe abusato della propria posizione dominante, in particolare con i servizi “Dfp” (server pubblicitari per editori), “Google Ads” e “DV360” (strumenti per acquisti pubblicitari programmati). Questo comportamento avrebbe rafforzato in modo scorretto la posizione del servizio “AdX” nella filiera dell’adtech, violando l’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.
La vicepresidente esecutiva dell’UE, Teresa Ribera, ha dichiarato: "La decisione odierna dimostra che Google ha abusato della sua posizione dominante nell'adtech, danneggiando editori, inserzionisti e consumatori. Google deve ora proporre una soluzione seria per risolvere i suoi conflitti di interesse e, se non ci riuscirà, non esiteremo a imporre misure rigorose".
La Commissione ha ordinato all’azienda di porre fine a queste pratiche e ha concesso 60 giorni per presentare un piano di adeguamento. Google ha annunciato che presenterà ricorso contro la decisione. In una nota ufficiale, Lee-Anne Mulholland, Vicepresidente e Responsabile Globale degli Affari Regolamentari di Google, ha affermato: “La decisione della Commissione Europea sui nostri servizi di tecnologia pubblicitaria è errata e faremo ricorso. Si impone una sanzione ingiustificata e si richiedono modifiche che danneggeranno migliaia di aziende europee, rendendo più difficile per loro generare profitti. Non c’è nulla di anticoncorrenziale nel fornire servizi ad acquirenti e venditori di pubblicità, e ci sono più alternative ai nostri servizi che mai”. Concludendo: “è solo un altro esempio dell'applicazione sproporzionata delle leggi da parte dell'Europa nei confronti delle aziende statunitensi”.
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