11 Aprile 2025
Il dollaro statunitense continua a perdere terreno, scivolando ai minimi dal 2022 rispetto alle principali valute globali. A pesare sul biglietto verde sono le recenti decisioni della Casa Bianca in materia di dazi commerciali e l’incertezza crescente sull’andamento dell’economia americana.
L’euro si rafforza, salendo dello 0,8% a quota 1,1282, e raggiunge i massimi da inizio 2022, dopo aver toccato anche 1,1376 nel corso della notte. In crescita anche la sterlina britannica, che si attesta a 1,3015 (+0,3%), e il franco svizzero, che guadagna lo 0,6% salendo a 1,2202, massimo storico nei confronti del dollaro.
Sulla valuta americana pesano due fattori chiave: l’inasprimento della politica commerciale della Casa Bianca e le crescenti incertezze sull’andamento dell’economia statunitense.
Nei giorni scorsi, l’amministrazione USA ha annunciato un pacchetto di dazi fino al 145% su alcuni beni importati dalla Cina, colpendo settori chiave come l’automotive e la tecnologia. La risposta di Pechino è stata immediata, con l’imposizione di controdazi fino al 125%. L’effetto domino ha destabilizzato i mercati valutari, spingendo gli investitori a disimpegnarsi dal dollaro e rifugiarsi in valute considerate più stabili.
Per le imprese italiane ed europee, un dollaro debole rappresenta un ostacolo alle esportazioni verso il mercato americano. Il cambio sfavorevole rende infatti i prodotti europei più costosi e meno competitivi. Sul fronte delle importazioni, un euro forte può rendere più accessibili beni e materie prime statunitensi. Tuttavia, l’instabilità valutaria può scoraggiare accordi a lungo termine, con effetti negativi sulla pianificazione aziendale.
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