09 Aprile 2025
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha imposto nuovi dazi alla Cina. Da oggi in vigore tariffe del 104%, come risultato del 20% imposto a marzo, 34% imposto a inizio aprile e 50% imposto oggi. Dopo la nuova stretta Usa, sono crollate alcune borse asiatiche, con Nikkei che fa registrare un significativo -4.86% e Taiex (Borsa Taiwanese) -5.8%, mentre sono in ripresa i titoli cinesi, con Pechino a +0.2%. Chiusura in rosso anche per Wall Steet: -0.84% per Dow Jones e -2.15% per Nasdaq. Il tycoon ha inoltre annunciato che presto entreranno in vigore nuove tariffe sul settore farmaceutico.
L’annuncio dell’amministrazione Trump di imporre dazi doganali fino al 104% sulle merci cinesi ha avuto immediate ripercussioni sui mercati finanziari asiatici. L’indice giapponese Nikkei ha registrato un tonfo del 4,86% subito dopo l’entrata in vigore dei nuovi dazi. Parallelamente, lo yen si è rafforzato dell’1,1% rispetto al dollaro statunitense, segno di un volgersi degli investitori verso beni rifugio. A Taiwan, il Taiex ha subito una perdita del 5,8% nel corso degli scambi pomeridiani.
Unica eccezione nel panorama asiatico è stata la Borsa di Shanghai, che ha chiuso con un marginale +0,2%, probabilmente sostenuta da interventi interni o misure di contenimento messe in atto da Pechino.
Anche Wall Street ha risentito del clima d’incertezza: il Dow Jones ha chiuso in ribasso dello 0,84%, mentre il Nasdaq ha perso il 2,15%, zavorrato soprattutto dai titoli del settore tecnologico, particolarmente esposto agli scambi con la Cina.
Nel mirino del presidente americano non c’è solo l’industria pesante. Dopo acciaio, automobili e tecnologia, ora l’offensiva protezionista si estende anche al settore farmaceutico.
“Annunceremo presto dazi pesanti sui prodotti farmaceutici importati. Gli Stati Uniti devono ricominciare a fabbricare le proprie medicine”, ha dichiarato Donald Trump durante la cena di gala del National Republican Congressional Committee, tenutasi al National Building Museum. Il suo tono, come di consueto, è stato diretto e privo di diplomazia, lasciando intravedere un chiaro intento: colpire l’industria europea e rilanciare la produzione statunitense anche nel settore della salute.
“Gli altri Paesi pagano molto meno per i farmaci, mentre noi ci facciamo fregare. Ma adesso le cose cambiano. Voglio che le pillole siano fatte in Ohio, non in Italia o in Germania”, ha incalzato il presidente, accolto dagli applausi convinti della platea repubblicana.
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