06 Marzo 2025
Perchè vedere con preoccupazione i tentativi di scalata di Unicredit verso la seconda banca tedesca e verso BPM e quello di MPS verso Mediobanca? Sono segni di dinamismo e vitalità di due grandi banche che hanno conservato miracolosamente un nucleo italiano. Nel villaggio globale della Finanza Totale se non si è aggressivi non si ha futuro. Certo; c'è anche banca BPER ma la sua base italiana è più limitata sia territorialmente che socialmente radicandosi nel mondo delle cooperative. Unicredit e MPS sono le banche più italiane: la seconda ha lo Stato italiano come principale azionista e la prima presenta molti solidi azionisti italiani come Fondazione CRTorino oltre a una maggioranza di investitori istituzionali e una partecipazione rilevante di fondi sovrani e fondazioni bancarie, oltre ad una presenza norvegese stabile e affidabile. Ricordiamo infine che Unicredit presenta un'ampia ed equilibrata presenza nei Balcani e nelle nazioni slave, naturale bacino di proiezione strategica per l'Italia oltre a consociate come Cordusio Fiduciaria e Crivelli Srl. Questo respiro italo-europeo ampio rappresenta un fattore di equilibrio e di forza. Oggi siamo chiamati ad un nuovo approccio di analisi, secondo canoni non solo interni ai tecnicismi bancari, spesso artificiali e fini a se stessi. Le banche oggi sono i veri protagonisti politici della scena mondiale e a loro può essere applicato anche uno sguardo geopolitico. La solidità di una banca oggi va apprezzata alla luce delle attuali sfide e tensioni geopolitiche mondiali. Una banca solida ma con azionisti eccessivamente territorializzati e settorializzati potrebbe un domani non rivelarsi così solida di fronte a prossimi probabili "effetti farfalla" o "effetti domino", anche alla luce di quanto avvisato da Warren Buffet sui rischi mondiali dei mercati azionari. Per questo occorre analizzare le grandi banche come fossero degli Stati, dei feudi, dei clan, considerando aspetti qualitativi, simbolici e strategici e non solo vecchi indici interni. Nonostante la monetarizzazione e finanziarizzazione del nostro modello di vita e di società il mondo resta ancora imprevedibile e sono le banche a dover seguire il mondo, non il contrario. Non facciamo l'errore ideologico del marxismo a voler piegare il reale ai nostri paradigmi teorici! Il capitalismo nel mondo nasce italiano e nasce con l'Umanesimo e il Rinascimento, anticipato dall'intraprendenza commerciale straordinaria delle Repubbliche Marinare duecentesche. Non ci sarebbe stato Leonardo nè Michelangelo senza il potere bancario-militare. Federico da Montefeltro e Ludovico il Moro erano mercenari, contractors militari finanziati dalle banche di allora che poi si trasformano in nuova classe politica. I Medici fanno qualcosa di simile: banchieri che diventano Stato. Oggi le banche sono come le Signorìe del meraviglioso Quattrocento italiano a livello di centralità e di peso. Vanno considerate come potenze politiche i cui equilibri interni sono essenziali per capirne le strategie e le dinamiche. Occorre quindi ponderare bene chi siano gli azionisti delle principali banche italiane e chi siano gli "azionisti degli azionisti" fino al terzo livello. Detto questo certe volte anche una presenza italiana quantitativamente limitata, come in Unicredit, può divenire essenziale, strategica e qualificante se considerata in rapporto all'identità strutturale del gruppo e alle attuali coraggiose mosse di espansione tese a diminuire la presenza francese e rafforzare quella italiana (Generali). Auguriamoci quindi il successo delle mosse espansive di queste due banche vitali e aggressive. I loro recenti movimenti rappresentano un fattore positivo indipendentemente dalla loro felice conclusione oltre che rivelarsi un elemento di stimolo per tutti, anche per i loro competitors italiani ed esteri.
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