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Disparità di genere nella consulenza finanziaria. I risultati della ricerca congiunta Anasf - J.P. Morgan A.M.

11 Dicembre 2024

Disparità di genere nella consulenza finanziaria. I risultati della ricerca congiunta Anasf - J.P. Morgan A.M.

Milano, 11 dicembre 2024 – Presentata la ricerca ‘Consulenza finanziaria, genere e pari opportunità’, realizzata da Letizia Mencarini, professoressa ordinaria di demografia dell’Università Bocconi, e Paola Profeta, prorettrice all’Università Bocconi e professoressa ordinaria di scienza delle finanze, cofinanziata da Anasf e J.P. Morgan Asset Management.

“Per J.P. Morgan A.M. la parità di genere nel mondo finanziario è una priorità strategica ormai da anni. Su un tema così importante è necessario continuare a fare rumore e analizzare le evidenze dal punto di vista accademico, che è un supporto indispensabile.Con Anasf abbiamo una relazione storica, e dallo scorso anno – in occasione del decennale della collaborazione dedicata alla formazione dei neo-consulenti finanziari – abbiamo deciso di dare un supporto concreto alle giovani professioniste destinando la Borsa di studio intitolata ad Aldo Vittorio Varenna esclusivamente a loro”, ha affermato in apertura della conferenza stampa Andrea Aurilia, Country Head per l’Italia di J.P. Morgan A.M.

Lo studio – condotto su un campione di 830 consulenti finanziari di cui 585 uomini e 245 donne – ha avuto come scopo l’identificazione degli ostacoli, i fattori demografici, familiari e lavorativi, le motivazioni e le attitudini che portano le donne a essere ancora sottorappresentate nella categoria professionale dei consulenti finanziari.

Una prima osservazione evidenziata dalle ricercatrici è la netta differenza, tra uomini e donne, in termini di distribuzione tra fasce di reddito. Il breadwinner della propria famiglia è molto spesso un uomo (l’87,1% degli uomini contro il 46,9% delle donne).

Un’ulteriore disparità all’interno del nucleo familiare si evidenzia in relazione al congedo parentale: il 90% circa dei professionisti non ha usufruito di alcun congedo per la nascita dell’ultimo figlio, mentre lo ha richiesto il 50% circa delle professioniste.

Relativamente agli aspetti di conciliazione tra vita personale e impegno lavorativo, è emerso che le donne hanno una maggiore difficoltà a concentrarsi sulle attività che riguardano la propria occupazione a causa delle responsabilità familiari di cui si fanno carico. A livello di soddisfazione personale e professionale del campione, inoltre, gli uomini sono mediamente più soddisfatti della propria vita (una valutazione di 8.1 per il genere maschile rispetto a 7.9 del genere femminile su una scala da 1 a 10) e sono più realizzati professionalmente (un punteggio medio maschile di 8.1 rispetto a quello femminile di 7.7). Questi dati dimostrano come – per le donne – sia la soddisfazione lavorativa che quella della vita personale diminuiscono con l’aumento della stanchezza e dei conflitti tra lavoro e vita privata, ma aumentano al crescere del reddito personale.

 

L’indagine ha analizzato inoltre le prospettive medie, per i prossimi tre anni, in relazione alle aspirazioni di vita personale e lavorativa del campione, evidenziando come sia gli uomini che le donne ritengano mediamente probabile una progressione della carriera – in misura maggiore laddove non siano presenti figli nel nucleo familiare – mentre entrambi i generi credono sia poco probabile cambiare lavoro e avere dei figli.

Per quanto riguarda l’aspettativa di cambiare lavoro non emergono significative differenze né di genere né tra i gruppi, con e senza figli.Susanna Cerini e Alma Foti, co-responsabili della Commissione Il Valore delle Pari Opportunità dell’XI legislatura dell’Associazione, hanno ripercorso le tappe e i traguardi che hanno portato all’elaborazione dell’indagine, a partire dal primo webinar Anasf dedicato all’empowerment femminile fino alla fondazione del marchio “Consulenza, sostantivo femminile” attraverso i diversi incontri sul territorio dedicati alla parità di genere nel mondo finanziario.

“Questa ricerca è un punto di partenza, non un punto di arrivo. È necessario iniziare a parlare di alterità e non più di diversità, valorizzando finalmente tutti gli sforzi per creare una dimensione di genere dove le prospettive siano molteplici e tra di loro complementari.

Con questa indagine abbiamo voluto dare un contributo distintivo rispetto ai contenuti, per immaginare questo processo come un continuum non fine a se stesso, ma come un esempio e un punto di riferimento per andare al di là dei pregiudizi”, ha così concluso il presidente Anasf Luigi Conte.

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