09 Aprile 2024
Fonte: Imagoeconomica
Continua lento ma inesorabile l'aumento del prezzo della benzina. Dopo una breve "pausa" nell'autunno scorso è ripreso a marciare verso l'alto il costo del carburante, che ha avuto un'accelerata improvvisa nell'ultimo mese. Praticamente raggiunta ovunque la soglia dei 2 euro al litro (con le poche eccezioni delle pompe bianche la cui media è di 1,911), con punte che raggiungono anche i 2,131 al servito, si viaggia spediti verso la pericolosa soglia psicologica dei 2,5 euro. Discorso leggermente differente per il diesel la cui punta massima è di 2,030 di euro di media, partendo da un minimo di 1,852.
Alcune associazioni dei consumatori, come Assoutenti, denunciano come in alcuni distributori di alcune aree autostradali, si registrano punte che sforano i 2,5 euro. E sembra essere oramai una regola consolidata, più che un'eccezione di qualche singolo esercente. Come sempre, alla base di tutto, c'è l'aumento delle materie prime. Nelle quotazioni di Londra, dove il Brent è il punto di riferimento per tutti i mercati europei, il barile ha superato i 90 dollari, con un aumento pari al 20% rispetto ai minimi di dicembre.
Con un range al 20% ecco che le brutte sorprese per gli italiani non sono terminati, anzi: nello stesso arco temporale gli incrementi dei prezzi ai distributori si sono fermati, rispettivamente, al 7% per benzina e 5% per il gasolio. Ciò vuol dire che il peggio, se proprio deve ancora arrivare, di certo non è terminato. Con la bella stagione iniziano i viaggi e gli spostamenti su e giù per lo Stivale, ed è proprio in quale periodo che arriverà l'altra mazzata. Del resto per vedere il prezzo della benzina a livelli congrui bisogna tornare fino a ottobre 2023.
A rendere lo scenario ancora più complicato si sono messe di mezzo anche le guerre che di certo non aiutano a calmierare il costo del gregge, e lo scenario che si prospetta non è certamente rose e fiori. Questo perché, soprattutto il Medio Oriente, è una zona molto ricca di produzione. In più i mercati internazionali si sono fatti trovare impreparati nel momento in cui dai mercati occidentali la domanda è cresciuta notevolmente per le ragioni stagionali accennate prima. Inoltre c'è da considerare anche le problematiche relative al passaggio a singhiozzo delle petroliere nell'attraversare il Mar Rosso, con le molte navi deviate verso il Capo di Buona Speranza; questo contrattempo impatta per circa 2 dollari al barile, secondo una stima effettuata dagli analisti di Well Fargo. Mentre sul fronte russo-ucraina l’effetto si concentra sugli ultimi attacchi da parte di Kiev alle raffinerie russe avrebbe distrutto 900 mila barili di capacità di raffinazione
A rendere ancora più problematico il prezzo dei carburanti in Italia ci si mette anche la pressione fiscale. Secondo i dati ufficiali del ministero, a marzo, accise e Iva hanno pesato per il 57% del costo finale della benzina e per il 52% di quello del diesel.
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