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FED, tagli dei tassi nel secondo semestre, Jerome Powell sceglie la prudenza, Pil Eurozona in crescita dello 0,6%

La BCE ha già deciso per mantenere i tassi di interesse attuali: rifinanziamento principale, rifinanziamento marginale e depositi confermati rispettivamente al 4,5%, al 4,75% e al 4%

19 Marzo 2024

 FED, tagli dei tassi Bce nel secondo semestre, Jerome Powell sceglie la prudenza, Pil Eurozona in crescita dello 0,6%

Fonte foto: Imagoeconomica.it

Sono ormai quasi due anni che le banche centrali stanno adottando una politica economica restrittiva con tutte le conseguenze del caso. Una vera mossa di austerity che ha messo a dura prova la resilienza delle famiglie e delle MidCap che rappresentano il vero motore trainante del Belpaese. La BCE ha già deciso per mantenere i tassi di interesse attuali (rifinanziamento principale, rifinanziamento marginale e depositi presso la banca centrale sono stati confermati rispettivamente al 4,5%, al 4,75% e al 4%), mentre la Federal Reserve deciderà tra oggi, 19 marzo, e mercoledì 20.

FED, tagli dei tassi nel secondo semestre, Jerome Powell sceglie la prudenza, Pil Eurozona in crescita dello 0,6%

Jerome Powell, attuale presidente della FED, dovrà decidere se iniziare un’operazione di abbassamento dei tassi di interesse come conseguenza del raffreddamento dell’inflazione o adottare una politica molto cauta e di medio-lungo periodo. Molto probabilmente giocherà in difesa e posticiperà l’eventuale taglio al prossimo appuntamento di giugno al fine di monitorare meglio la situazione.

Gli effetti di questi aumenti dei tassi si sono già fatti vedere da un punto di vista della crescita economica, infatti il PIL dell’Eurozona crescerà soltanto dello 0,6%, molto in calo rispetto al 2023. Da un lato questi dati sono confortanti perché sembrano metterci al riparo da una possibile recessione, dall’altro però sono il sintomo di una crescita economica estremamente lenta che necessita di una forte spinta. Da due anni a questa parte i falchi l’hanno sempre avuta vinta rispetto alle colombe, per usare un gergo molto apprezzato nell’ambito finanziario, ma adesso le due fazioni si stanno studiando a vicenda per capire quale sarà la mossa vincente.

Come reagiranno i mercati? Dopo la decisione della scorsa settimana della BCE, abbiamo notato come il mercato europeo abbia appreso la notizia senza alcun entusiasmo, facendo registrare delle performance tiepide o leggermente negative. Probabilmente ci si aspettava una decisione diversa da parte della BCE e gli animi si sono raffreddati prepotentemente. Il FTSE MIB ha chiuso leggermente in positivo nella giornata di oggi, mentre il FTSE Italia Mid Cap (l’indice delle imprese di media dimensione) ha fatto registrare un timido +0,16%.

Ma perché l’andamento dei mercati è legato a doppio filo con le decisioni delle banche centrali?

Di seguito le principali motivazioni:

Costo del denaro più basso: Un taglio dei tassi di interesse rende più economico per le imprese e i consumatori prendere in prestito denaro. Questo può stimolare gli investimenti e i consumi, portando a una crescita economica più robusta, il che può essere positivo per le aziende e, di conseguenza, per i prezzi delle loro azioni.

Ricerca di rendimenti più elevati: Quando i tassi di interesse sono bassi, i rendimenti dei titoli di stato e di altri investimenti sicuri diminuiscono. Questo spinge gli investitori a cercare rendimenti più elevati altrove, spesso indirizzandoli verso il mercato azionario, il che può aumentare la domanda di azioni e quindi i loro prezzi.

Valutazioni: I tassi di interesse più bassi possono rendere le azioni più attraenti rispetto ad altre forme di investimento. Ad esempio, quando i tassi di interesse sono bassi, il flusso di cassa futuro delle aziende viene scontato a un tasso più basso, potenzialmente aumentando il valore presente di tali flussi di cassa e, di conseguenza, il valore delle azioni.

Detto ciò, l’attesa decisione della FED potrebbe essere il checkpoint per l’inizio di un nuovo rally azionario d’oltreoceano.

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