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Istat, inflazione in ribasso al 7,6% a marzo. Crollo costo energia traina il calo, rallenta il carrello della spesa (+12,6%)

L'Istat comunica il ribasso al 7,6% delle stime iniziali sull'inflazione di marzo 2023. Costo dell'energia in calo ma aumenta il carrello della spesa. Intervistato da iGdI, Gregorio De Felice: "Fine 2023 inflazione al 2,1%"

17 Aprile 2023

Istat, marzo 2023 inflazione in ribasso al 7,6%. Crollo costo energia traina il calo, aumenta prezzo del carrello

L'ISTAT lima il livello di inflazione acquisita per il 2023 dal +5,01% stimato all'attuale +5%. Il crollo dei prezzi dei beni energetici rallenta l'avanzata dell'inflazione ma, avverte il Codacons, il costo del carrello della spesa è sempre più alto. Intervistato da iGdI Gregorio de Felice dice: "A fine anno livello inflazione al +2,1%".

L'ISTAT lima le stime di marzo su prezzi e inflazione

L’indice nazionale dei prezzi al consumo per il mese di marzo 2023, fa sapere l’Istat, registra un calo dello 0,4% su base mensile ed un aumento del 7,6% su base annuale (contro il +9,1% del mese precedente). A guidare la discesa dei prezzi sono i prodotti dei beni energetici ad alta frequenza d’acquisto, che passano da un +9% all’attuale +7,6%, mentre i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona registrano una decelerazione molto più lieve rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (da +12,7% a +12,6%).

Ribasso dei prezzi trainato dai beni energetici

A determinare il forte ribasso dell'inflazione di marzo è quindi la componente energetica, in particolare per quanto riguarda beni energetici non regolamentati (che passano dal +40,8% al +18,9%). Per quanto riguarda invece i prezzi dei beni energetici regolamentati, il calo è meno marcato (da -16,4% a -20,3%), ma sufficiente a compensare in parte l'accelerazione dei prezzi del “carrello della spesa”. Nell’insieme, infatti, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,8% rispetto a febbraio, influenzato anche dalla fine della stagione dei saldi, e dell'8,1% rispetto al 2022 (a febbraio si registrava un +9,8%).

Inflazione acquisita nel 2023 +5%

L’Istat, comunica, rivede al ribasso i numeri sull’inflazione acquisita per il 2023, indicata ora al +5%, per quanto riguarda l’indice generale, e al +4%, per la componente di fondo. Nelle stime preliminari i due dati erano rispettivamente +5,1% e +4,1%. “Dopo la progressione che ha caratterizzato il 2022 - ha commentato con una nota l’Istituto di Statistica – a marzo l’inflazione di fondo si è stabilizzata al +6,3%”. Intervistato da iGdI alla fine di marzo, il Chief Economist di Intesa Sanpaolo, Gregorio de Felice, ha indicato per la fine del 2023 un livello di inflazione pari al +2,1%.

Codacons e Coldiretti non denunciano: "Carrelli della spesa toppo cari, grano troppo economico"

Commenti amari dal Codacons: “La frenata dell'inflazione registrata a marzo dall'Istat è purtroppo una illusione ottica dovuta al ribasso delle bollette di luce e gas, mentre i beni più acquistati dalle famiglie, dagli alimentari al carrello della spesa, continuano a crescere a ritmi vertiginosi”. Il garante dei consumatori sottolinea come, nonostante l’inflazione cresca meno dell’anno scorso, comunque stia salendo: “L'inflazione al 7,6% equivale ad una maggiore spesa pari a 2.223 euro annui per la famiglia tipo che sale a 2.879 euro per un nucleo con due figli".

Al Garante fa eco la Coldiretti, che mette l’accento sull’aumento del 18% del prezzo medio della pasta, contrapposti al calo del 30% nel valore del grano duro utilizzato per produrla. Oltre a questo, continua la Confederazione degli agricoltori, pesa sui produttori la distorsione geografica nei prezzi dei prodotti: “Secondo l'Osservatorio del Ministero del Made in Italy i prezzi variano per la pasta dai 2,30 € al chilo di Milano ai 2,20 € al chilo di Roma, dai 1,85 € di Napoli ai 1,49 € al chilo di Palermo mentre le quotazioni del grano sono pressoché uniformi lungo tutta la Penisola a 38 centesimi di euro al chilo. Una anomalia di mercato sulla quale occorre indagare anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 200mila imprese agricole che coltivano grano”.

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