Economia, finanza
24 Marzo 2023
La Bce conferma la solidità del sistema bancario europeo
FTSE Mib chiude in positivo (+1,56%) a 25.892 punti la settimana 'nera' delle banche. Scivolano i titoli italiani del credito dopo il crac di Credit Suisse e i ribassi di DB e Commerzbank, ma anche alcune operazioni 'domestiche' a sorpresa. Si aggiungono i forti timori degli investitori mondiali sulla solidità dei titoli finanziari e dei sistemi bancari di varie nazioni. Le forti oscillazioni sul listino milanese, dove gli scambi sono saliti a 2,65 miliardi di euro, sono state causate anche dall'arrivo di dati economici inattesi sulle piccole imprese in Francia e Germania e sul PIL depresso della Spagna. Il FTSE Mib ha terminato l'ultima seduta in perdita del 2,23%, il FTSE Italia All Share ha subito una flessione del 2,16% e anche l'Italia Mid Cap ha sofferto (-1,55%) insieme all'Italia Star (-1,59%). A Piazza Affari sono crollati sul finale di settimana vari titoli bancari, tra cui Banco BPM (-4,4% a 3,403 euro). Giornata nera quella di oggi anche per Bper Banca (-4,04%) e Monte de Paschi di Siena (-3,26%). Ma è stata dura anche i petroliferi come Eni (-2,26% a 12.172 euro), per Tenaris (-3,21%) e Saipem (-2,77%). Niente da fare anche per STM, con perdite pari al 3,78% e il prezzo del titolo sceso a 45,41 euro. La società ha proposto la distribuzione del dividendo relativo al 2022 (pari a 0,24 dollari per azione) in rate trimestrali.E la cosa ovviamente non è piaciuta ai mercati.
Ma torniamo alla Svizzera, dove Ubs ha detto l’ultima parola sul crac di Credit Suisse con un intervento shock attuato in fretta e furia nello scorso week end. L'annuncio della attesa fusione che sarà completata entro l'anno, è stata benedetta da governi e investitori. Ma a condizioni inimmaginabili e tagli senza precedenti. Credit Suisse una settimana fa capitalizzava 7,5 miliardi: è stata comprata per 3 miliardi e sono stati azzerati 16 milioni di bond. Va notato che in questo mese non c'è stata pace nei fine settimana: la continua raffica di tracolli e dispacci negativi ogni sabato e domenica ha innescato la 'moda', tra gli operatori, di liquidare alcune posizioni al venerdì. O di parcheggiare i capitali su titoli governativi sicuri, per esempio il Btp decennale, il cui rendimento ha toccato il 4%. A calmare gli animi (e i corsi del dollaro, salito a 1,075 contro l'euro) non sono servite inoltre le parole della segretaria al Tesoro Usa Yanet Iellen, a proposito del sostegno alle banche americane in difficoltà. Di certo non è di buon umore, con un debito Usa a 31.459.292 miliardi di dollari, i tassi al 5% e interessi pari a 1.572 miliardi di dollari. Dunque o rispetta il limite di 31.400.000 di dollari (pena il default) o manovra perchè si modifichi la legge.
E' ora sotto osservazione, purtroppo, anche il sistema bancario italiano. Tanto che il Ministro dell'Economia e delle Finanze si è già speso per rassicurare investitori e risparmiatori. Bisogna disinnescare la tentazione del ritiro dei capitali o la riduzione degli investimenti nel nostro Paese. Che ha un debito pubblico di 2775 miliardi di euro e con i tassi al 3,5% ad oggi paga 97 miliardi di euro di interessi. Ma perché da decenni tutti ci dicono di star tranquilli sulle banche, ma poi improvvisamente qualcosa succede anche da noi? Il settore non è super sorvegliato, i gruppi sono troppi, i correntisti hanno già preso molte batoste e vari governi ci hanno dovuto mettere una pezza. I legami tra stato ed economa sono molto forti e ci sono anche partecipazioni incrociate molto forti tra banche e assicurazioni. Ma allora perché ci sono ancora in giro istituti sofferenti? Non c'è solo un settore bancario ma un intero sistema che oggi appare sotto osservazione dall'estero. Ha destato scalpore perciò la fuga di Goldman Sachs dall'azionariato di Unicredit: il 17 marzo scorso ha ridotto la sua partecipazione dal 6,17% allo 0,89%. Se ne va anche Jp Morgan Chase: ha ridotto i suoi asset sotto il 5% in Banco Bpm dieci giorni fa, il 14 marzo. Gli strascichi di queste due operazioni non saranno indolori, dicono vari osservatori. Non solo dal punto di vista delle valutazioni, ma ovviamente anche a livello di governance. Beh, speriamo che sia vero.
Mentre tutte le istituzioni si affannano a confermare la solidità finanziaria del settore bancario europeo e la dinamica robusta dei suoi utili, gli operatori finanziari vanno in direzione contraria. Ritengono che i titoli azionari delle banche statunitensi ed europee siano diventati troppo rischiosi (il valore medio delle azioni è sceso del 25% e del 15%). Goldman Sachs ritiene che lo stress in atto inasprirà le condizioni del credito. E subito pensiamo a cosa succederà alle linee dedicate a imprese e famiglie (inclusi i mutui immobiliari). Gli addetti ai lavori fanno notare che il Vix, l'indicatore della volatilità, è salito del 60% in tre giorni questa settimana e questo genera un'ansia che pervade sia l'Europa che l'Asia. Dunque è possibile pure che il tradizionale 'sell in may and go away' (liquida le posizioni a maggio) possa essere anticipato di un mese. Negli ultimi 12 mesi il tasso di interesse per le imprese non finanziarie è passato da 1,09 a 3,90%. Mentre le famiglie hanno visto crescere il tasso dei mutui da 1,49% a 3,79%. Per i mutui si attendono aumenti annuali di 200 euro su una rata media di 600 euro. La minore capacità di spesa per imprese e famiglie (causata anche da un divario salariale del 6% sulle nuove assunzioni) è già stata quantificata a 7 miliardi di euro, molti prodotti anche alimentari sono stati o aumentati ( con rialzi fino all'80%) o revisionati. Con quantità e qualità minori a disposizione di chi compra, a fronte di prezzi di listino a confezione inalterati. In questa situazione diventa difficile ottenere il merito creditizio per le imprese, le banche preferiscono tenersi la liquidità e investirla su strumenti finanziari piuttosto che in credito. Vogliono preservare i patrimoni e mantenere un rating alto, senza impegnarsi in valutazioni costose e spesso solo rischiose. Se il microcredito non si farà carico della valanga di richieste in arrivo, potremo assistere anche nuove difficoltà sul fronte del lavoro e dell’occupazione.
Il radar degli investitori ha messo sotto osservazione la Germania, dopo la crisi di due piccole banche tedesche (Pfandbrief bank e Aareal Bank) che hanno deciso di non rimborsare i titoli At1 che avevano l’opzione call in arrivo, per trasformarli in bond perpetui, senza una scadenza. Il mercato non ha apprezzato e anzi ha acceso i fari su tutto il settore e soprattutto su Deutsche Bank e il suo patrimonio di derivati. Il titolo ha perso fino al 14% in una mezza giornata e un quarto del valore in un mese. L'ammiraglia di Francoforte ha catalizzato l'attenzione di tutti gli investitori più spudorati sui suoi corsi. I credit default swap (che assicurano gli investitori nelle azioni dai fallimenti societari) si erano già impennati all'inizio della settimana e vari commentatori hanno poi puntato il dito sulla quantità esagerata di strumenti derivati presenti nel suo caveau. Si è temuta una perdita di reputazione imponente, che sarebbe stata molto difficile da contenere se fosse partita. Nel frattempo pure Commerzbank è andata sotto del 10%, sotto i colpi degli speculatori. Molti hedge fund hanno cavalcato lo stress sui mercati, andando a speculare al ribasso su questi due titoli, utilizzando strumenti che non possono essere acquistati dai privati. E che si trattano solo nei mercati over the counter. Insomma i ricchi che hanno investito sugli hedge ci hanno guadagnato, mentre molti cittadini tedeschi hanno perso i risparmi investiti nelle azioni della loro banca e pure molti titoli di stato tedeschi sono andati in vendita.
Il sentiment negativo di questi giorni, con previsioni di un'estate stagnante e sacche di recessione a partire da settembre, ha portato acqua al mondo delle criptovalute. Che, come è noto, non è un territorio per tutti. Il Bitcoin sta risalendo la china (dopo i tonfi di novembre scorso) e quota intorno ai 28 mila dollari, un livello ben lontano dai leggendari 47 mila di un anno fa. Ma azzeccare la crypto non basta, bisogna anche azzeccare l'exchange. Chi ha scelto The Rock potrebbe languire tra i 12 mila clienti che si sono ritrovati col wallet azzerato o bloccato. Il furto in Ether annunciato con fatica dalla società (per 900.000 euro) è oggetto di indagine, ma ci sono forse 15 milioni di euro che ora risultano impossibili da ritirare e portare altrove, per esempio da Binance che ha accolto i primi transfughi. C'è una situazione difficile anche in casa Coinbase, con un'altra inchiesta aperta. A indagare è la SEC, l'autorità di vigilanza Usa e anche lì ci sono irregolarità da capire, a proposito dei servizi offerti ai clienti, che apparterrebbero fortemente al territorio bancario.
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