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Economia, finanza

FTSE Mib a 25.495 punti colpito un uragano di vendite (-6,55%) su bancari e finanziari

17 Marzo 2023

I target possibili sul future tedesco Dax

Fonte: elaborazione di Massimo D'Ambrosio (analista indipendente)

FTSE Mib a 25.495 punti affronta un uragano di vendite (-6,55%) su bancari e finanziari. Chiude negativa anche l'ultima seduta (-1,64%), a causa di importanti scadenze tecniche sui future. Ma anche sui contratti di opzione sulle azioni e sugli indici con scadenza marzo 2023.  Vari accadimenti hanno stravolto le aspettative degli investitori in questi giorni. E ora sono in molti a prendere la via della fuga dal settore bancario. E' caccia aperta, insomma, ai bond Usa a breve termine e ai fondi monetari più affidabili. Nella giornata di oggi sono state registrate altre perdite pesanti per BPer Banca (-2,78% dopo uno stop per eccesso di ribasso), su Unicredit (-3,59%) e su Fineco Bank (-4,06%). L'Italia è stato uno dei mercati più colpiti perché era uno di quelli cresciuti di più a livello mondiale, dall’inizio dell’anno. Il nostro listino fra l'altro è pieno di titoli finanziari che sono stati investiti da dubbi e perplessità a catena, come in una partita di domino. La tempesta ha investito anche gli altri colossi del listino milanese, inclusi quelli industriali e dei servizi. Eni ha potuto giusto tenere  le posizioni a 12,162 euro per azione, grazie all'annuncio di un programma di buyback dei suoi titoli, finalizzato a remunerare gli azionisti. Ha chiuso poco sotto la parità anche Enel, che quota 5,287 euro per azione, grazie alla notizia diffusa di un forte aumento dei ricavi nel 2022 (anche se cresce il suo indebitamento). Segno meno invece per Stellantis, che nell'ultima seduta perde l'1,26% a 15,716 euro. Anche il colosso dell'auto ha lanciato un programma di riacquisto di azioni proprie, fino a 1,5 miliardi di euro. 

Sui tavoli governativi i dossier Credit Suisse ed Eurovita

La settimana appena chiusa ha tenuto gli operatori col fiato sospeso, a monitorare le mosse di Fed e BCE. Ma hanno pesato anche gli scandali di Credit Suisse e, in Italia, di Eurovita. Christine Lagarde presidente di BCE ha ribadito la solidità del mercato bancario dell'Unione, sottolineando implicitamente la differenza con altre realtà europee. In effetti lo scandalo della settimana è andato in scena fuori dai confini, in Svizzera. Dove Credit Suisse, che aveva avuto già altri problemi pregressi di perdita di clienti e indagini per riciclaggio, ha ricevuto una iniezione di 50 miliardi svizzeri a livello istituzionale. Ma dovrà considerare una possibile fusione con la rivale di sempre, Ubs. Sia in Usa che in  Svizzera, insomma, si vogliono salvaguardare gli obbligazionisti, che sono comunque tutelati un minimo con margini di garanzia sui depositi (in Usa sono 100 mila dollari). Alcuni trader, riferisce l'analista Massimo d'Ambrosio, stanno già acquistando call sul titolo Credit Suiss scadenza gennaio 2024, con strike 5 a 0,3 dollari (un'opzione costa 30 dollari). Investendo 15.000 euro, puntano a portarne a casa 75.000 dollari. osservatori sentenziano che ogni tanto certi fallimenti fanno bene, puliscono i mercati. Attenzione dunque se si è azionisti di Credit Suisse o di Eurovita. Il caso italiano è già sul tavolo del Tesoro, che starebbe cercando di coinvolgere il sistema assicurativo e le case distributrici che hanno proposto ai propri clienti Eurovita. E' immaginabile che le assicurazioni aspettino l’ultimo momento per fare il salvataggio di questa società che dice di avere asset per 19 miliardi. Ma vorranno vederci chiaro. Se il governo Meloni o i big della finanza non vogliono salvare subito Eurovita investendo 3-400 milioni di euro, un motivo ci sarà. In caso di liquidazione, cosa succede ai clienti? La gestione è separata, dunque il patrimonio non c'entra. I sottoscrittori dovrebbero ricevere il dovuto, magari con una decurtazione del portafoglio del 101-15%. Ma arriverebbe sul portafoglio fotografato al 31 dicembre o a livello nominale?


Tutti pazzi per i bond Usa a breve e i fondi monetari

Per quanto riguarda le previsioni a breve termine, molti analisti si aspettano un rallentamento economico in Europa nel secondo semestre e anche Goldman Sachs ha aumentato le sue aspettative di recessione su alcune aree. A molti non è sfuggito il rialzo del Bund in una settimana, di poco inferiore a quello dell'oro.  Per ora si naviga a vista fino alla riunione Fed del prossimo 22 marzo. Le vicende che hanno coinvolto le banche americane hanno portato il mercato a pensare che il rialzo potrebbe fermarsi a 0,25%. Perché la Fed ora deve far fronte a una fuga di investitori verso i bond governativi a breve termine Usa e i fondi monetari, prodotti che promettono una buona remunerazione. Tutti gli operatori invece devono fare i conti con un nuovo trend: i grandi investitori privati fanno tante chiacchiere, ma è bene fidarsi solo delle loro azioni: sono diventati meno fedeli del solito e cambiano subito cavallo, inseguono i rendimenti più sicuri, con un minimo variabile dal 3 al 4%. Solo pochi si azzarderanno a scommettere a sangue freddo sul Dax o su Unicredit. Nelle ultime ore, per esempio, stanno decollando le opzioni su Unicredit, (strike 34 euro, costo a opzione 84 euro) con scadenza dicembre 2024. Per il Dax invece si monitora la chiusura della settimana scorsa a 14.921,00. Un trend al rialzo potrebbe spingere le quotazioni verso area 14.944,59 per proseguire verso 15.097,98. Ma la tendenza laterale potrebbe anche preludere a un ripiegamento verso 14.773 e 14.676,58. Lo stop loss per vendere prima che sia troppo tardi è, secondo Massimo d'Ambrosio, da fissare a quota 14.880. 

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