20 Agosto 2022
Lo spread: il nemico numero 1 della nostra economia
“Io sono giunto alla conclusione che tutto ciò che di economia mi hanno insegnato alla università gli esperti della materia si è rivelato totalmente falso!”
(F.D.Roosvelt a sir Halifax, il 10.08.1941, durante l’Atlantic round).
Accenno, prima di iniziare la mia analisi dello spread, alla c.d. "regola del 72", che si utilizza per calcolare in fretta e senza calcoli complessi in quanto tempo, investendo un capitale ad un determinato tasso d'interesse (e ovviamente evitando di intaccarlo), lo si raddoppia.
Basta dividere 72 per il tasso d’interesse (o di rendimento) e il risultato equivale al numero di anni necessari per raddoppiare il capitale. Se, per esempio, il tasso d’interesse fosse del 2% annuo, l'investitore impiegherebbe circa 36 anni a raddoppiare il proprio capitale. Se fosse del 3% annuo, 24 anni e così via.
E’ una regola applicabile a tutte le grandezze che crescono/diminuiscono ad un tasso “composto”. Se il Pil di un Paese cresce al 3% annuo, la sua economia impiegherà circa 24 anni per raddoppiare oppure se cresce al 6% impiegherà circa 12 anni.
Questa informazione è essenziale per capire il danno che 22 anni di spread hanno causato all'economia italiana.
In un articolo https://www.money.it/cos-e-spread-e-come-si-calcola di money, viene spiegato abbastanza bene cosa sia lo spread.
Cos’è lo spread Btp-Bund?
Con lo spread Btp-Bund si indica il differenziale (ovvero la differenza) tra il rendimento dei buoni del tesoro italiani e gli omologhi tedeschi.
Rispondere al quesito cos’è lo spread Btp-Bund è dunque piuttosto semplice: parliamo della differenza dei rendimenti tra i titoli di Stato italiani (Btp) e i titoli di Stato tedeschi (Bund).
I titoli di Stato sono delle obbligazioni che un Paese emette in cambio di denaro da parte dell’investitore, con un relativo rendimento da pagare ad una determinata scadenza. Più la salute di un Paese è salda e forte, meno rendimento lo Stato darà all’investitore perché si tratta di un investimento molto sicuro - non esiste il rischio che lo Stato non riesca a ripagare chi ha comprato le sue obbligazioni.
Più l’economia di una nazione è a rischio, più il rendimento sarà alto secondo il ragionamento all’inverso.
In sintesi, si può affermare che lo spread sia un premio dato all'investitore che presta soldi allo Stato italiano (comprando Btp) rispetto al comprare il Bund nonostante la differente solidità delle economie dei due Paesi o, in altri termini, nonostante il rischio default dell'Italia.
Il Btp è paragonato al titolo di Stato tedesco perché il Bund è visto dal mercato come un titolo senza rischio default dato che l’economia della Germania è molto solida.
Più alto è lo spread Btp-Bund, più alto è il rischio nel comprare il Btp.
Più lo spread diminuisce, più l’Italia è valutata come uno Stato credibile e sicuro.
Chi valuta la solidità di un'economia?
Le agenzie di rating, Standard and Poor's e Moody's. In un articolo de Il Corriere della sera del 16 gennaio scorso, vengono indicati gli azionisti delle principali agenzie di rating: compaiono i nomi dei principali fondi di investimento mondiali (BlackRock, State Street e Vanguard), di banche d'affari, grandi capitalisti come Warren Buffet, hedge fund speculativi e fondi pensione conservativi https://www.corriere.it/economia/12_gennaio_16/soci-agenzie-rating_8f389c66-4067-11e1-a5d2-75a8a88b1277.shtml
Perché la solidità di un'economia incide sullo spread?
L’aumento dei rendimenti dei Btp vuol dire che l’Italia è diventata un’economia più “pericolosa”, e aumenta il rischio che il Paese non sia in grado di ripagare i detentori dei Btp una volta giunti a scadenza.
Quando l’Italia per una serie di eventi inizia ad essere considerata un Paese poco sicuro o affidabile, i rendimenti dei titoli di Stato aumentano perché altrimenti nessuno vorrebbe investire e prestare soldi all’Italia attraverso i Btp - che altro non sono che delle richieste di prestito da parte dello Stato verso gli investitori.
L’aumento dello spread Btp-Bund indica il fatto che l’Italia, per ricevere dei prestiti, è costretta ad offrire un tasso di interesse più alto, e quindi il costo dei prestiti che riceve aumenta.
In sintesi, le agenzie di rating valutano il rischio di default del mutuatario (l'Italia), ovvero il rischio che l'Italia non restituisca il prestito ricevuto.
Esiste(va) un rischio di default?
Il default può essere definito, seguendo le migliori definizioni della Corte di Cassazione, come «uno stato di impotenza funzionale non passeggera, a soddisfare le obbligazioni contratte». Nessun osservatore dei mercati ha ancora adeguatamente sottolineato che il salvataggio del soggetto in default premia gli speculatori, che hanno investito i loro capitali ricavandone tassi d’interesse più elevati rispetto ad altri investimenti «sicuri». Il salvataggio significa consentire a quella Nazione di ripagare i propri debiti, de facto non è altro che un paracadute che salva gli speculatori, a spese della collettività dei cittadini, come ci insegnano i casi (opposti) della Grecia e dell'Argentina.
Se in teoria è evidente e non contestato che una Nazione possa - proprio come una persona fisica o giuridica - fare default (si pensi appunto al caso dell'Argentina), è altrettanto evidente che questo rischio non sussista per Nazioni nell'Unione Europea. Il caso della Grecia (per quanto l'economia greca sia una frazione di quella italiana) è emblematico. In questo senso, nel linguaggio giuridico, lo spread è nullo per assenza di causa.
In ogni caso - anche ammettendo un teorico rischio default - l'Unione Europea dovrebbe creare le condizioni e gli strumenti per azzerarlo completamente. Ciò è non soltanto possibile, ma doveroso. Infatti, (sono consapevole di usare un esempio paradossale ed estremamente grossolano) senza l'aggravio dello spread (che per semplicità indicherò al 2%), in un arco temporale di 36 anni l'Italia avrebbe ripagato il 100% del proprio debito pubblico semplicemente accantonando l'importo del 2% annuo sul proprio debito pubblico che invece ha dato agli acquirenti dei propri Btp. Invece, i rendimenti che l’Italia offre (ovvero i tassi d'interesse comprensivi dello spread) vanno tutti ad incrementare il debito pubblico. Quindi, meno sicura è l’Italia più lo Stato dovrà offrire un rendimento più alto per vendere i Btp, più il rendimento sale, più costoso diventa per l’Italia ripagare i Btp a scadenza, più aumenta il costo dei Btp per le casse italiane e più aumenta il debito pubblico. Ecco perché l’Italia trema quando lo spread Btp-Bund sale.
Tuttavia, grazie all'avanzo primario (un PIL superiore al debito pubblico al netto degli interessi) che ha avuto per molti anni, l'Italia ha continuato fino ad oggi a fare fronte alle proprie obbligazioni, (seppure riducendo le spese correnti in settori quali la scuola, la sanità, la previdenza eccetera).
Ma la domanda è: l'Italia era a rischio default? La risposta è NO:
Oggi, al contrario, dato che il deficit pubblico ha raggiunto il 152,6% a fine marzo 2022, l'Italia non può più contare sull'avanzo primario.
Conclusioni
Abbiamo regalato agli investitori internazionali un 2% annuo circa di rendimento per 22 anni, grazie alla cecità dei nostri politici. Nessuno, in questa campagna elettorale, menziona la necessità di eliminare lo spread. Il divario tra la nostra economia e quella tedesca è aggravato dal fatto che noi - da 22 anni - giochiamo con un handicap. Lo spread ha infatti un impatto devastante anche sui tassi d'interesse passivi che le nostre banche applicano ai nostri imprenditori, con una ricaduta diretta sui costi di produzione. Per quanti anni i nostri politici consentiranno alla finanza internazionale di sfruttare la gallina dalle uova d'oro? Per quanti anni ancora noi cittadini italiani saremo sottoposti alla fiscalità più iniqua d'Europa, godremo dei servizi pubblici peggiori, verremo trattati da cicale quando siamo formiche e definiti PIGS da coloro che da New York, Londra, Bruxelles e Berlino si comportano come bulli internazionali?
Io scrivo di spread da vent'anni. Nel 2011 una mia lettera ai principali quotidiani venne pubblicata da La Stampa tagliata al punto da renderla incomprensibile e semplicistica https://www.lastampa.it/rubriche/l-editoriale-dei-lettori/2011/10/01/news/chi-specula-sul-default-1.36922588/. Nel 2013 il Collega Nando Ioppolo (prematuramente scomparso pochi mesi più tardi) spiegò in questo filmato le dinamiche perverse e prive di fondamento giuridico dello spread: https://m.youtube.com/watch?v=Zv90u-BJzZ8
Oggi è giunto il momento di eliminare per legge lo spread, pena il costante impoverimento di tutti noi.
Nel silenzio dei nostri economisti, complici e succubi della finanza internazionale, noi tutti, ciascuno nel proprio ambito e secondo le proprie competenze e capacità, siamo chiamati a far sentire la nostra voce.
Il risanamento economico non ci verrà offerto dall'alto. Il Forum di Davos e l'Aspen Institute sono finanziati dagli stessi fondi soci delle due principali Agenzie di rating. Non ci verrà offerto dall'Unione Europea che ha sempre e comunque favorito la finanza internazionale e l'industria tedesca. I nostri economisti più illustri (da Mario Monti a Mario Draghi passando per Romano Prodi, Carlo Azeglio Ciampi e Giulio Tremonti) hanno contribuito alla spoliazione del nostro Paese. Ora basta!
di Alfredo Tocchi, Il Giornale d'Italia
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