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Rigassificatore di Piombino, tutti dicono "No" a Golar Tundra che produrrà solo 5 miliardi di metri cubi di gas

Rigassificatore di Piombino, nessuno lo vuole e forse non sarà ultimato nemmeno per marzo 2023. L'Italia riesce a stoccare il 23,6 % di gas totale rispetto all'Europa: ma i rigassificatori coprono solo il 20% del fabbisogno nazionale

25 Luglio 2022

Gas: a Piombino nave-rigassificatore per trasformare il gas americano. La città è in protesta

Del rigassificatore di Piombino si sa ancora molto poco, le uniche cose certe sono che: è lungo 293 m e largo 40 e occuperà un'intera banchina del porto di Piombino per un periodo di due anni, pronto a rigassificare il gas liquefatto che arriverà da paesi terzi partner dell'Italia. Si chiamerà Golar Tundra, questo secondo la Snam (società Nazionale metanodotti) che l'avrebbe acquistato il primo giugno.

Cosa sappiamo su Golar Tundra: progetto ultimato a marzo 2023?

La seconda cosa certa è che tutti i partiti, dalla Lega, al Movimento 5 stelle fino a Rifondazione comunista e a tutti gli amministratori locali come il sindaco di Piombino fino alle associazioni alla popolazione, non vogliono il rigassificatore. Dalla loro parte per una volta tutti insieme anche con Greenpeace e Legambiente che gridano dalle piazze della città sia il 18 giugno che il primo luglio un grande è forte no allora governo Draghi.

Qualunque sarà il destino politico dell'Italia, sia nel caso dunque dovesse vincere il centro-sinistra e sia nel caso dovesse vincere il centro-destra, il rigassificatore di Piombino potrebbe non essere portato a termine. Perché? La Snam ha fatto i conti senza l'Oste, da una parte la politica, dall'altra i cittadini e dall'altra ancora le associazioni ambientaliste tutti quanti riuniti in un no sonoro e fragoroso che segna effettivamente il divario tra la politica e il governo Draghi.

Rigassificatore di Piombino e problemi ambientali: "50 kg al giorno di cloro in mare"

A preoccupare tutti sarebbe il cloro scaricato in mare dal rigassificatore che arriverebbe a 50 kg al giorno oltre all'installazione di un tubo di 8 km che andrebbe dalla nave fino alla rete di gas sulla terraferma. Da una parte dunque il cloro immerso in acqua e dall'altra l'installazione di un tubo che dovrà venire sotto terra o in superficie a discapito del paesaggio e anche dei pescatori. Le attività del Porto verrebbero indubbiamente ridotte, e con Esse anche le capacità economiche di uno dei parti più attivi della Toscana.

Per Piombino si tratta di un danno economico, sociale, ambientale e turistico ma Cingolani promette giuste compensazioni e insiste sul portare a termine l'opera.

L'Italia ce la farà con i rigassificatori?

Ma l'Italia quali benefici otterrebbe dal rigassificatore di Piombino? Anzitutto è stato già calcolato che il tubo di 8 km che dovrebbe essere installato dalla nave fino alla rete di gas sulla terraferma non sarebbe terminato Se non entro marzo 2023.
Questo lavoro in mano Inoltre sarebbe affrontato per un periodo che va da 1 a 3 anni e non 25 come aveva richiesto Snam.

Probabilmente mentre tutti stanno facendo i conti se i rigassificatori potrebbero coprire i 35 miliardi di metri cubi che Mosca vende all'Italia ogni anno, Putin se la ride di gusto.

E infatti lo sbalordimento è naturale nel leggere il calcolo che queste opere pubbliche gigantesche potrebbero portare: la capacità totale del 20% del fabbisogno nazionale, aumentare questa domanda dipenderà dalla disponibilità dei rifornimenti.

I rigassificatori dunque dovranno essere messi a pieno regime Ma dovranno dipendere anche dalle forniture dei partner che sono Stati uniti, Canada e Nord Africa che complessivamente coprono soltanto cinque miliardi dei 35 miliardi di metri cubi che arrivano dalla Russia.

In totale i rigassificatori come la struttura di Piombino che ha partecipato al 48,24%, dal fondo australiano First sentiers inversitors mentre al 49,07 da Snam, al 2,69 per cento dalla società Golar Lng. Riuscirà a coprire 3,75 miliardi di metri cubi che si sommeranno ai 3,5 miliardi di metri cubi del rigassificatore di panigaglia in Liguria e degli 8 miliardi del rigassificatore in provincia di Rovigo, in Veneto. Il totale è di 13,25 miliardi di gas che copre il 20% del fabbisogno nazionale. Poco, troppo poco per sostituire il gas rosso. In aiuto dovrebbe arrivare la riapertura delle miniere a carbone che dovrebbe coprire almeno 5 miliardi di metri cubi di gas, il piano integrato prevederebbe anche una copertura con il petrolio. Ma a far tremare l'economia sono i tempi non i progetti: infatti rigassificatori devono fare i conti con le comunità locali che, Come stabilito anche dalla legge europea, sono i primi a dover decidere di un cambio radicale nella propria economia nella propria politica ambientale nel paesaggio. E se i partiti politici, le associazioni ambientaliste e la popolazione ha detto No, probabilmente il no si estenderà anche dopo marzo 2023 giacché, con la caduta del governo e i nuovi atti da deliberare, sarà molto dura procedere entro quella data.

L'Italia immagazzina il 23,4% pari a 74.172 TWh, della capacità Europea per un totale di 316,927 TWh.
Attualmente le scorte italiane sono al 37,51% e superano di gran lunga la Germania al 28,16% e la Francia al 21,64%, mentre quelle europee sono bassissime, al 28,64%. In questa situazione tremano l'economia di Germania e Inghilterra in particolare e anche la Francia.

È una corsa contro il tempo e il governo ammette che anche "sulle rinnovabili sta accelerando come non mai".

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