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BCE al bivio: salvare l’Euro o salvare l’Italia (e non solo)

La situazione è aggravata dalla crisi del gas e lo scenario che si prospetta per il continente europeo è un blocco parziale delle attività produttive con prezzi al consumo alti dovuti alla scarsità dell’offerta ed all’aumento delle bollette elettriche

12 Luglio 2022

BCE al bivio: salvare l’Euro o salvare l’Italia (e non solo)

Quando Cristine Lagarde ha visto l’euro scivolare verso la parità sul dollaro dopo decenni di supremazia sul cambio avrà pensato al famoso detto “per problemi complessi esistono soluzioni semplici, facili da comprendere e sbagliate”. Sulla spinta della Banca D’Italia aveva convocato una riunione d’urgenza per varare un nuovo strumento “antiframmentazione” che consentisse alla BCE di intervenire sul mercato per calmierare il differenziale dei tassi d’interessi fra i titoli di stato europei. Nonostante l’opposizione tedesca, ha annunciato che tale strumento vedrà presto la luce ed ha così posto un freno alle vendite dei BTP e degli altri paesi periferici (Spagna e Portogallo). E’ stato però il segnale definitivo che la Banca Centrale Europea sarebbe stata estremamente moderata nel rialzo dei tassi, nonostante un’inflazione superiore all’8%. Il ragionamento degli investitori è stato semplice: se sono così preoccupati dell’effetto dell’aumento dei tassi sui debiti pubblici di alcuni paesi non aumenteranno mai i tassi di tutta l’Eurozona. Così con un dollaro che offre tassi a breve intorno al 3% ed un Euro ancora con tassi negativi non c’è stato alcun dubbio su cosa comprare e la moneta europea ha perso il 5% in pochi giorni e non ci sono prospettive di recupero.

La situazione è aggravata dalla crisi del gas, lo scenario che si prospetta per il continente europeo è un blocco parziale delle attività produttive con prezzi al consumo alti dovuti alla scarsità dell’offerta ed all’aumento delle bollette elettriche. È stato abbastanza per far classificare l’Euro come “unbuyable” da molte case d’investimento che orano prevedono una discesa di almeno un altro 5%.

L’avvocatessa francese prestata all’economia sa benissimo che una moneta che si svaluta a questa velocità produce ancora più inflazione e mette una pressione ulteriore sulla Banca centrale per alzare i tassi d’interesse, ma sa anche che a tassi troppo alti compromette la capacità di pagare il debito e di finanziarsi si mezza Europa. Una bella complicazione per la prossima riunione della BCE fissata per il 21 luglio.

Per mantenere i mercati tranquilli la Lagarde dovrebbe riuscire a: a) tranquillizzare tutti sulle prospettive d’inflazione nonostante un aumento dell’energia elettrica del 100% nell’ultimo mese b) varare il famoso “scudo anti spread” c) convincere tutti che nonostante i tassi bassi e l’inflazione alta l’Euro è da comprare d) che l’economia degli stati Europei nonostante la crisi del gas non collasserà

Una sfida più da banca centrale Sudamericana che europea ma tant’è che i problemi economici del vecchio continente assomigliano sempre di più a quelli dei paesi emergenti.

L’unica differenza sostanziale è una certa disciplina di bilancio mantenuta dai paesi cosiddetti “core”, Germania, Olanda, Austria e Francia, ma sino a quando reggerà?  La Germania ha già fatto capire che a fronte di una crisi energetica prolungata sussidierà imprese e lavoratori aumentando il deficit e quindi emettendo nuovo debito, la Francia lo già sta facendo e gli altri seguiranno.

Con l’aumentare di obbligazioni tedesche e francesi sul mercato anche i tassi del loro debito saliranno e costringeranno l’Italia ad adeguarsi. Quindi spread o non spread andiamo verso turbolenze finanziarie non banali e dall’esito non scontato.

L’ironia della sorte è che la riunione della BCE si terrà alla vigilia di agosto, mese in cui tradizionalmente non c’è liquidità sui mercati e può accadere di tutto.

Di agosti complicati la storia della finanza ne ha visti molti ma questo rischia di batterli tutti.

Di Antonio Rizzo

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