09 Maggio 2022
Fonte: Pixabay
Sono 4,5 milioni gli italiani residenti nei Comuni che potrebbero optare per un aumento dell’Irpef dello 0,2 per cento o dell’introduzione di una tassa di imbarco da 2 euro per chi transita in porti e aeroporti. È il decreto Aiuti, approvato di recente dal Consiglio dei Ministri, a offrire sul tavolo la possibilità, per capoluoghi di provincia in difficoltà di bilancio, di definire percorsi di risanamento attraverso tasse e aumenti. A essere toccati dalla nuova norma sono tutti quei Comuni in cui il disavanzo di gestione è superiore ai 500 euro per abitante o che registrano un debito pro-capite che supera i 1000 euro.
È ancora in attesa di una versione definitiva l’articolo 43 del decreto Aiuti, che indica la possibilità per tutti i capoluoghi di provincia in difficoltà di bilancio di accedere a patti governativi finora riservati alle grandi metropoli, come Napoli e Torino. Capitolo a parte per Roma, che può innalzare la tassazione sui redditi, grazie ad una deroga speciale. Stringere un patto governativo significa per i capoluoghi di provincia definire e avviare percorsi di risanamento da parte delle amministrazioni. Percorsi che potrebbero comportare una contribuzione diretta dei cittadini.
Per sfruttare l’opportunità offerta dal decreto Aiuti, i sindaci dei capoluoghi interessati prendono l’impegno di procedere ad adottare misure precise volte a sanare i bilanci. Tra queste, l’aumento degli affitti, la definizione di piani per vendere il patrimonio, il taglio al numero dei dirigenti amministrativi, con conseguente diminuzione delle spese istituzionali. E ancora, il taglio degli spazi di uffici comunali e provinciali e delle partecipate. Ai cittadini, potrebbe essere richiesta una partecipazione “economica”, attraverso un incremento del prelievo addizionale sul reddito. Un’indicazione che non riveste un obbligo, ma un’indicazione da seguire in caso di forte necessità.
Ad essere interessati dal rischio di aumento dell’Irpef sarebbero 23 capoluoghi, secondo dati diffusi dal Sole24Ore. Sulla base dei rendiconti del 2023, questi sarebbero i Comuni che soddisfano le due condizioni previste dal decreto Aiuti: un disavanzo sopra i 500 euro per abitante e debiti oltre i 1000 euro pro capite. 23 Comuni per un totale di 4,5 milioni di contribuenti italiani su 6,5 milioni di popolazione totale. Tra questi, 18 sarebbero i Comuni con un deficit superiore ai 500 euro per abitante: Napoli, Reggio Calabria, Salerno, Chieti, Potenza, Rieti, Torino, Vibo Valentia, Palermo, Lecce, Catanzaro, Andria, Alessandria, Avellino, Agrigento, Frosinone, Brindisi e Nuoro. Milano, Genova, Firenze, Catania e Venezia sarebbero invece i 5 capoluoghi dove si registra un debito pro capite maggiore di 1000 euro.
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