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Riforma fiscale: come battere l’evasione tributaria e contributiva

Entro luglio verrà definita la legge delega per la Riforma Fiscale. Sentiamo il parere dell'economista Alessia Potecchi

04 Luglio 2021

Riforma fiscale: come battere l’evasione tributaria e contributiva

L’evasione tributaria e contributiva in Italia supera i 100 miliardi di euro annui. Accanto all’evasione tributaria si è sviluppata una nuova evasione: quella da riscossione.

Riforma fiscale e procedure della giustizia tributaria

La Corte dei Conti ha denunciato che giacciono nel magazzino della riscossione 950 miliardi di euro di tasse e imposte non riscosse. Più della metà di questi crediti è irrecuperabile: si tratta di soggetti deceduti, falliti o nulla-tenenti. Occorre prendere di petto questa situazione, ci vuole una forte volontà politica. Ci sono le competenze e le professionalità nella Guardia di Finanza e nell’Amministrazione Finanziaria, occorre assolutamente agire dando la priorità al contrasto alla grande evasione.

I casi vanno affrontati con energia dove l’evasione è più sofisticata ed occultata. Occorre innanzitutto migliorare e rendere più spedite le procedure della giustizia tributaria. Occorre consentire l’accesso alle banche dati senza gli eccessi della mancanza di tutela della privacy. In tutti i Paesi i dati essenziali sui contribuenti sono pubblici; gli Italiani considerano invece un diritto che non lo siano, come se fosse un segreto di Stato.   

E’ particolarmente innovativa (e penso positiva) ad esempio la formulazione adottata recentemente dall’Agenzia delle Entrate che inviando al contribuente il 730 pre-compilato spiega in sintesi l’utilizzo che fa lo Stato nel proprio bilancio delle tasse introitate per il mantenimento del welfare stesso.

La Riforma Fiscale entro luglio

Entro luglio verrà definita la legge delega per la Riforma Fiscale. Occorre che in premessa vadano stabiliti tre principi:

1- la semplificazione deve essere rapidamente attuata. Vera, comprensibile, precisa, puntuale. Non è possibile continuare ad operare con procedure superate. Vanno ridotti al minimo i tempi che intercorrono tra l’approvazione delle leggi e la loro attuazione. Ancora oggi nell’anno di grazia 2021 ci sono 373 decreti e regolamenti attuativi su 954 dei governi Conte 1 e Conte 2 che non sono stati definiti, a questi si aggiungono 115 Decreti approvati dal governo Draghi di cui solo 5 sono stati definiti. Bisogna accelerare i processi di attuazione consentendo lo sblocco di Decreti e Leggi importanti e delle relative risorse.

2- Lo Statuto del Contribuente va rigorosamente attuato. Deve essere rafforzato, troppe deroghe sono state fatte in passato. Va abolito l’andazzo che si è sviluppato negli ultimi anni inserendo nella decretazione di urgenza norme interpretative che fanno rientrare dalla finestra la retroattività disinvoltamente definita in caso di controversie tra contribuente ed amministrazione.

3 - Occorre realizzare un rapporto costruttivo tra amministrazione e contribuente. Deve esserci una collaborazione tra i cittadini non più considerati come dei sudditi e i rappresentanti del fisco non più considerati come degli esosi gabellieri. Lo Stato non è un nemico del cittadino così come il contribuente non è un evasore non ancora identificato. Ci vuole un rapporto nuovo capace di valorizzare gli intermediari fiscali e le forze sociali.

Sentiamo il parere di Alessia Potecchi

"L’IRPEF è pagata principalmente dai lavoratori dipendenti e dai pensionati. Non scappa nessuno. In Italia esiste il sostituto di imposta che automaticamente trattiene mensilmente sullo stipendio, sul salario, sulla pensione quanto dovuto al fisco salvo conguaglio. Questo meccanismo non esiste negli altri paesi europei. L’IRPEF così come è articolata oggi costituisce il problema irrisolto principale del nostro sistema fiscale".

Che cosa intende sottolineare?

"C’è un eccesso di prelievo sul lavoro rispetto agli altri redditi" prosegue Alessia Potecchi "Negli ultimi 30 anni i redditi da lavoro si sono ridotti considerevolmente passando dal 65% del reddito nazionale complessivo a percentuali inferiori al 50%. Il rapporto tra prelievi sul lavoro e prelievi sugli altri redditi (profitti, interessi, rendite) risulta di 3 a 1, rispetto a una ripartizione del reddito di 47% a 53%. Questa tendenza tende ad ampliarsi, deve essere corretta perché tutti devono concorrere e la progressività deve essere rispettata".

Insomma, si sono chiusi gli occhi dinnanzi a questo enorme cambiamento?

"Sì, in questi anni i diversi Governi che si sono alternati hanno continuato a fare gravare i sistemi di welfare sui redditi da lavoro. Il caso dell’INPS è paradossale. Continua a mischiare i fondi della previdenza con quelli dell’assistenza. Ci sono costi esorbitanti a carico dei lavoratori e delle aziende. Si tratta non solo di una profonda iniquità, ma di un vero e proprio autogol sul terreno della competitività delle nostre imprese in Europa e nel mondo".

Il primo passo potrebbe essere quello di modificare il meccanismo dell'IRPEF?

"Il dumping sociale a nostro danno è il risultato di questa politica errata che va assolutamente e rapidamente cambiata. Quindi l’IRPEF va modificata, va razionalizzata, va resa equa e veramente progressiva. Non basta dire che occorre diminuire la pressione fiscale, va precisato che occorre ridurre la tassazione ai ceti medio bassi riequilibrando con un aumento degli ultimi due scaglioni, per intenderci quelli superiori ai 55.000 e ai 75.000 euro.

Occorre anche guardare ad una tassazione più forte per le altre fonti di reddito soprattutto quelle riferite alla finanza, alle imprese che stanno monopolizzano il mercato in uno scenario dove la globalizzazione rafforza molto la possibilità di poter scegliere dove farsi tassare. E’ cambiato il mondo: una volta lo Stato era in grado di decidere chi e di quanto tassare i soggetti fiscali. Oggi non è più così".

Però mi sembra giusto mantenere il ruolo assunto da deduzioni e detrazioni

"Non proprio. Le eccessive possibilità di deduzioni e detrazioni in continuo aumento vanno riviste perché inserite in un contesto non sempre omogeneo che si è eccessivamente modificato nel corso degli anni. Gli ultimi dati ci parlano di 171 agevolazioni fiscali che nel loro insieme incidono per oltre 40 miliardi di euro sul gettito IRPEF. Questa operazione di razionalizzazione, di trasparenza e di semplificazione potrà permettere di recuperare gettito da utilizzare per la riduzione delle aliquote IRPEF".

Come prevede si attuerà la riforma fiscale quest'anno?

"La proposta di riforma fiscale approvata dalle commissioni finanze di Camera e Senato va in queste direzioni. Si prevede un taglio dell’IRPEF innanzitutto per i 7 milioni di contribuenti del terzo scaglione che sono maggiormente penalizzati dall’attuale struttura dell’imposizione, dove è presente il cosiddetto salto. Si prevede quindi una riorganizzazione dell’imposta che promuoverà la sua progressività.

La proposta va incontro alle donne e ai giovani con una tassazione agevolata del secondo percettore di reddito e ipotizzando una maggiorazione delle detrazioni per i lavoratori fino a 35 anni di età. Viene riproposta l’IRI che va ad incentivare gli imprenditori e le società a reinvestire gli utili in azienda.

Permane il regime forfettario per le partite IVA, con l’introduzione di un meccanismo per mitigare transitoriamente il salto di aliquota oltre la soglia dei 65 mila euro".

Una riforma fiscale “green”

"La proposta prevede una ipotesi di riforma fiscale “green” con la riduzione dei sussidi dannosi per l’ambiente e potenziamento degli incentivi per la decarbonizzazione" conclude Alessia Potecchi. "Lotta all’evasione, dalla piena estensione della fatturazione elettronica al potenziamento del fisco digitale, cercando un equilibrio più efficace con le regole di privacy".

I redditi finanziari

Si parla molto di rivedere la tassazione sui redditi finanziari. Che cosa prevede?

"Ah, sì certamente, cambia l’imposizione sui redditi finanziari. L’aliquota rimarrà al 26%, ma si modificano alcuni meccanismi come la tassazione della previdenza integrativa, per la quale si propone un regime analogo a quello della maggior parte dei Paesi europei. Inoltre è presente l’indicazione della necessità di elevare a rango costituzionale alcune parti dello Statuto del contribuente dando maggiore peso allo Statuto, rendendo più difficile derogare alle norme in esso contenute e vietando in modo assoluto la retroattività delle norme fiscali. Infine il documento delle Commissioni evidenzia che dal confronto preventivo con gli operatori professionali del settore possono scaturire soluzioni e indicazioni utili per migliorare il rapporto fisco-contribuente. Avanti dunque, in questo percorso oggi più che mai fondamentale e necessario".

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