19 Marzo 2021
Olio (pixabay)
L’Italia sotto attacco dal coronavirus ma non solo. In piena pandemia si ritorna a parlare di Nutri-score, il sistema volto a consigliare al consumatore quali prodotti acquistare in Europa, che rischia di mettere in ginocchio l’export italiano, in particolare quello agricolo. Simile all’etichetta semaforo già adottata dalla Gran Bretagna, è ad un passo dall’essere approvata dall’Europa con risvolti negativi sulla nostra economia sacrificata per favorire la vendita internazionale di prodotti simili, spacciati per più sani, ma in realtà ricchi di prodotti artificiali. Il risultato è che prodotti di qualità come il prosciutto di Parma o l’olio extravergine verrebbero sfavoriti rispetto a quelli industriali venduti dalle multinazionali.
Il Nutri-score, sistema ideato dai “cugini” francesi che, se avvallato dall’Europa, metterebbe a rischio quei 46,1 miliardi di esportazioni agroalimentari italiane, parte da un presupposto: favorire gli alimenti a base vegetale rispetto a quella animale, nell’ottica di diminuire l’incidenza tumorale europea. Dall’Italia si sottolinea come il sistema sia semplicistico, tanto da classificare più sana una Coca Cola rispetto all’olio extravergine o al grana padano, e si propone un sistema differente il Nutrinform, definito “a batteria” ed utile ad interpretare le reali informazioni alimentari del prodotto.
L’Europa sembra, tuttavia, intenzionata a seguire il primo percorso, tra l’altro quello fortemente appoggiato dalle multinazionali estere e già adottato da Francia, Belgio, Olanda, Germania e Spagna ed è pronta a bollare i nostri prodotti migliori con colori arancioni o rossi.
In attesa che, entro il 2022, la Ue adotti il nuovo regolamento di etichettatura, la guerra ormai è aperta alla faccia dell’Europa unita e della collaborazione economica. Nella sua battaglia l’Italia non è sola: ha accanto i paesi “poveri” d’Europa Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Lettonia e Romania. Tutti insieme hanno chiesto che per lo meno i prodotti Dop, Igp e quelli ad un solo ingrediente, vengano esclusi dalla classificazione, oltre che ad adottare in alternativa il Nutrinform.
Un vero e proprio attacco alla produzione di qualità a favore di prodotti meno sani ed industriali, purtroppo non il primo, dai nostri alleati europei più importanti, al settore agroalimentare di più qualità in assoluto: il nostro, che invece di venire valorizzato rischia di essere ostracizzato. Non è questa l’Europa che vorremmo.
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