02 Agosto 2025
Fonte: Raffaelli Editore
Un balzano mambo d’insecchite membra.
Cenci di carni tirate a pelle di tamburo,
che agitano spasmose, atroci sofferenze,
nell’aria fumida di esiziali rimedi,
cristalli di neve non fanno mezza colomba
per i bimbi la cui paura ossida le celesti sfere,
e bimbi figli del Nazareno dormono tranquilli,
agli altri una lettiga di spini di ferro.
E come si poteva non rispondere solleciti e inacerbati
alla fandonia della “pandemia sionista”
senza un mantello avvelenato grande come
il priapismo di una Nazione?
Pure qualcuno vi trovò di che rallegrarsi
e gettar la razza eletta nell’apogeo delle stelle,
mentre l’uomo in bianco affettava i sermoni
sotto le sonnolente alcove dorate della nuova Pietas.
Il cielo di Palestina, oggi, non è cielo –
e vedo Lorca rammaricarsi d’aver pianto
nel cuore della propria linfa,
e vedo Levi irrigidirsi in un novello dubbio.
E Hannah Arendt?
La banalità del Male le è sopravvissuta,
e giganteggia ben oltre le sue previsioni,
ma ciò che allora era moloch elefantiaco,
è oggi piccolo grano di sangue
nella macina di un ethos netto e democratico.
Colossi d’argilla vergata con le lettere E-m-e-t,
cui sempre incombeva di veder defalcata la prima
per piombare in un vuoto di volontà
e nell’oblio di sé che la parola monca dichiarava –
ancora portatrice di senso ma mutila di luce –,
per i ghetti praghesi,
si favoleggiava che molti infelici avessero sottratto
alla persecuzione,
simili a quegli angeli d’argilla, oggi,
sono i falchi che rondano una libertà automa a sé,
all’ombra di un muro, sembra,
che non è quello del Pianto.
Di Massimo Triolo
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