23 Maggio 2025
Immaginate un palazzo a Milano abitato solo da immigrati. Eppure, a un certo punto, qualcuno sbotta: “Torna a casa tua!” Non è un errore di prospettiva. È un’esortazione che svela il lato più spiazzante dell’integrazione: quando a pronunciarla non è un autoctono, ma un migrante perfettamente integrato. L’invito poco culturale corretto a fare le valige è la scintilla che accende “Torna a casa tua. Storie di migranti italianizzati”, il nuovo libro di Martino Pillitteri, presentato a Milano il 19 maggio al Centro Internazionale di Brera, dal Prof. Paolo Branca, celebre islamista, docente di lingua e letteratura araba all'Università Cattolica, dall'avvocata Sissy Ghali, con i saluti introduttivi di Fabio Papa, C.e.o. di Spazio Milano Innovazione.
Paolo Branca, Martino Pillitteri, Sissy Ghali, Fabio Papa
Un romanzo ironico e pungente che racconta l’immigrazione da un’angolazione inaspettata: quella dei migranti “storici”, perfettamente integrati, con il mutuo acceso e l’abbonamento Trenord, che non tollerano i “nuovi arrivati”. Un’assemblea condominiale è il pretesto narrativo: una battuta spiritosa scambiata per provocazione fa esplode una rissa verbale etnico-condominiale che non ha nulla da invidiare ai talk show televisivi più accesi. Ma qui il classismo, il senso di superiorità e i pregiudizi sono fatti in casa. Le frasi che rimbalzano tra i piani sono del tipo: "Quelli lì non si adatteranno mai", "Si vede che vengono dai villaggi senza elettricità", "Noi eravamo diversi", e l’intramontabile: “Blocco navale subito. Se vogliono venire, prendano un aereo come abbiamo fatto noi” Chi parla? Migranti regolari, ormai italianizzati, con un’idea di Italia più patriottica di quella dei sovranisti. Gente che lavora paga le tasse (più del dovuto), lascia il posto sull’autobus anche ai ventenni atletici e tifa rigorosamente la Nazionale. E che ora si trova a fare i conti con migranti “freschi”, accusati di rovinare l’immagine faticosamente costruita. Torna a casa tua è una satira sociale travestita da commedia. L’autore racconta le storie di migranti che, pur avendo abbracciato l’Italia con un patriottismo quasi più fervente di quello degli autoctoni, si trovano intrappolati in dinamiche di snobismo e classismo recitando il copione dei pregiudizi simili a quelli degli italiani verso gli stranieri. I migranti del palazzo si accusano a vicenda di voler prevalere su altre comunità, di rubare lavoro, di approfittare del sistema sanitario, di non rispettare le leggi o le tradizioni. Nonostante questa convivenza turbolenta, devono allearsi per affrontare una minaccia comune. Il libro guarda anche al futuro. Nel 2124, i figli dei figli dei protagonisti del libro cercheranno di immigrare su un altro mondo. “Tornate al vostro pianeta”, diranno gli extraterrestri. Insomma, tutta la galassia è paese.
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