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You love San Gennaro? Una video installazione nuova di zecca racconta misteri, leggende e curiosità del Patrono più pittoresco d’Italia

Tutto intorno, escape room, soap, cacce al tesoro e guide che parlano come Pulcinella: della serie “vedi Napoli e poi…tornaci!”

24 Giugno 2024

foto San Gennaro e Napoli (da Pixabay)

Napoli, si sa, è colorata e passionale. E nessuno è più colorato e passionale del suo santo protettore, il “bellissimo Gennaro” (così lo definì Friedrich Nietzsche), quando sfila sfolgorando per i vicoli cittadini tra le urla, le preghiere, le lacrime e perfino gli insulti della folla che strepita per 'o miracolo. Culto seguitissimo, addirittura delirante, che da secoli non conosce flessioni. E infatti il meraviglioso Museo del Tesoro accanto alla Cattedrale (via Duomo 149) ha appena inaugurato l’installazione permanente “Chi è devoto a San Gennaro?” che rievoca peripezie e portenti di “Faccia ‘ngialluta”, come lo apostrofano affettuosamente i fedeli a causa del suo busto in argento antichissimo e ormai giallognolo.

Collocato nella Sala della Mitra - il favoloso copricapo del Santo decorato con qualcosina come 3.694 pietre preziose di cui 3.328 diamanti, 168 rubini e 198 smeraldi - il nuovissimo impianto multimediale trasmette ai visitatori l’incredibile pathos del prodigio della liquefazione del sangue, ed evoca a tutto tondo vita e carisma del Vescovo più famoso del mondo (conta infatti 25 milioni di credenti). Tra religione, aneddoti e laicità, le sofisticate proiezioni, gli effetti stereo, le immagini iconografiche e le voci narranti vanno così ad incrementare la già raffinatissima tecnologia del Tesoro di San Gennaro: pannelli in braille, riproduzioni in 3D, qrcode, fari letismart con emissione di suoni per facilitare il percorso.

Insomma, un’esposizione davvero sui generis con reperti unici e inestimabili: calici d’oro, dipinti, tessuti pregiati, l’incredibile “collana di San Gennaro” che riunisce le gemme via via donate da re, papi, nobili e gente comune. E tante experience coinvolgenti ed esilaranti: la prestigiosa audioguida interpretata da Toni Servillo, Nunzia Schiano, Patrizio Rispo (l'inossidabile portiere Raffaele tutto “e figli so’ piezzi ‘e core” della notissima fiction “Un posto al sole”), la visita guidata in…puro napoletano!, le scene teatrali che rivelano avventure, segreti e gelosie dei personaggi storici del Museo, le cacce al tesoro con enigmi e indovinelli (il sito è quanto mai appropriato!, che neanche "L'isola del tesoro" di Robert Louis Stevenson), e l’escape room con trabocchetti e prove di abilità per scoprire gli arcani di San Gennaro.

Come ti sbagli, anche il resto di Napoli parla sempre di San Gennaro. Napoli è San Gennaro. Puntiamo sul Real Bosco di Capodimonte, il parco urbano più esteso d’Italia: l’omonimo Museo custodisce statue e quadri tra i più strepitosi d’Europa, i superlativi si sprecano per l’annessa Reggia settecentesca che domina la città, e nel verde spicca la minuscola Chiesa di San Gennaro, disegnata nel 1745 dall’architetto scenografo Ferdinando Sanfelice e fantasiosamente restaurata nel 2021 dall’archistar Santiago Calatrava con materiali che omaggiano le leggendarie manifatture dei Borbone, porcellana (1743) e seta di San Leucio (1776).

Per approfondire ancora di più lo stravagante legame di Napoli con la fede - vogliamo dire debordante? giusto per usare un eufemismo perché, oltre a “Faccia ‘ngialluta”, la città ha la bellezza di altri 51 patroni! - bastano poi cento scalini e ci s’inabissa nelle suggestive Catacombe di San Gennaro (via Capodimonte 13), restando ammaliati dall'inquietante misticismo del luogo e dal sapiente gioco luci-ombre dell’illuminazione a led, senza infrarossi e ultravioletti per proteggerne il ricco patrimonio pittorico e musivo.

E merita senz’altro una sosta anche la Basilica di San Gennaro Fuori le Mura nel mitico Rione Sanità di eduardiana memoria. Tra i suoi affreschi cinquecenteschi si nota quello del Santo che ferma miracolosamente la lava del Vesuvio, e il suo fascino è dovuto ai tanti rifacimenti che ne hanno fatto un ibrido singolarissimo, dalle architetture tardo-gotiche al barocco, dai tocchi orientali alle rarissime arcate in stile catalano. Ha cambiato più volte destinazione d’uso, come diremmo oggi, prima ospedale per gli appestati, quindi ospizio per i poveri, e adesso ospita opere di arte contemporanea ed è utilizzata per attività ricreative: a riprova che San Gennaro è un santo spregiudicato, duttile. I tempi cambiano? E lui sa stare al passo con i tempi.

Di Carla Di Domenico.

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